Il passaggio - 2
di
Lokrost
genere
dominazione
Secondo Capitolo
vi chiedo commenti, critiche o suggerimenti a lokrost@mail.com
Buona lettura
Sono le 5 del pomeriggio quando ci fermiamo per una pausa.
Entrambi ne approfittiamo per andare nei bagni dell’area di servizio, prendiamo un caffè e fatto carburante ripartiamo.
- Guarda
Francesca mi mostra rapidamente il suo cellulare pieno di messaggi non letti.
- Ora rispondo a tutti. Così mi lasceranno in pace.
Aggiunge con tono scocciato.
- Ma sei scappata senza far parola a nessuno?
Domando preoccupato.
- No, ho lasciato un messaggio a diverse persone, proprio quando sono andata via.
Afferma senza smettere di scrivere sul suo cellulare.
- Ora però, scrivo che sto bene e che non sono sola.
Spiega sorridendo.
- Voglio che mi racconti tutto di te. Ti voglio conoscere perfettamente, dal momento che ti sto portando a casa mia.
Decreto un po' duramente.
- Tutto quello che vuoi.
Afferma prima di iniziare a raccontare.
Nelle successive ore di viaggio Francesca mi racconta tutta la sua storia, non tralascia nulla della sua vita, fin dall’infanzia. Come un fiume in piena, scarica tutte le sue frustrazioni, i suoi problemi e i suoi fallimenti.
- Ma qualcosa di bello, però, ci sarà nella tua vita?
Domando vedendo come ad ogni minuto diventi sempre più triste e negativa, soprattutto raccontando gli ultimi anni trascorsi.
Mi sorride e poi, inizia a raccontare effettivamente altrettante belle situazioni.
- Però, toglimi una curiosità adesso. Da dove esce tutta questa voglia di diventare “mia”? In poche parole, hai addirittura preteso, di prometterti, che ti farò le peggio porcate.
Esclamo stupito da questo suo lato effettivamente perverso.
- Semplice. Tu prima di questo viaggio assieme, non mi conoscevi. Per me è più facile essere sincera e dirti tutto quello che penso e che voglio provare sulla mia pelle.
Fa una pausa in cui sospira.
- Poi, se non mi incuriosivi e non mi piacevi, non avrei continuato il viaggio con te.
Afferma baciandomi nuovamente sulla guancia.
- Ma potrei anche far finta, forse potrei anche mentire su tutto. Non credi?
Affermo per capire quanto si senta sicura di me.
- Se volevi solo usarmi, mi avresti scopato la prima notte che abbiamo dormito assieme. Ne sono certa.
Afferma senza distogliere lo sguardo dalla strada.
Come simbolo di possesso e per stuzzicarla, le ordino di mostrarmi le tette.
Sorride e con calma si alza la maglietta fin sotto il collo, subito dopo, si volta verso di me e impugnato il reggiseno lo abbassa fino a quando entrambe le tette saltano fuori.
- Sono fantastiche.
Affermo distraendomi pochi istanti dalla guida per poterle ammirare.
- Vuoi accostare? Così ci puoi giocare, sempre che tu, non voglia farmi altro.
Mi chiede con voce rotta dall’eccitazione.
- Avremo tempo anche per queste cose, ma ora voglio arrivare a casa.
Decreto con l’eccitazione che mi pompa fino in testa e tornando a concentrarmi sulla guida.
- Posso rivestirmi o vuoi che rimango così?
Domanda sorridendo, nonostante stiamo superando diverse autovetture.
- No, ricomponiti.
Concludo mandando giù a fatica la saliva.
Infine, arrivati sulla tangenziale di Torino, sembra rilassarsi.
Quando però vede che superiamo anche l’ultima uscita della città, mi guarda dubbiosa.
- Io non abito in città. In realtà, io odio il caos, la troppa gente e il troppo traffico.
Affermo sorridendo.
Francesca non risponde, ma si limita a sorridere.
Quando finalmente raggiungiamo casa, rimane stupita.
- Ma tu abiti qui?
Domanda guardandosi attorno, dopo che abbiamo viaggiato per strade immerse tra i boschi e colline.
- Si. Qui, siamo solo io e te.
Affermo spegnendo la macchina nel cortile, per poi baciarla in bocca.
Francesca risponde al bacio mentre con le mani mi attrae ancora di più a sé.
Il sole sta calando tra gli alberi mentre siamo intenti a scaricare le valige dall’auto. La ragazza si guarda attorno, vaga con lo sguardo tra gli alberi e i prati, per poi puntare alle alte colline.
Vede che non ci sono altre abitazioni, ma solo prati e boschi, oltre un ruscello che passa poche decine di metri lontano da casa.
- Non ti senti solo a stare qui?
Domanda senza smettere di ammirare il paesaggio.
- No. Qui, sono in pace con me stesso.
Affermo aprendo la porta di casa.
- Ed io? Disturbo la tua pace?
Domanda aspettando la risposta prima di entrare in casa.
- No. Perché voglio farti diventare parte della mia pace.
Affermo invitandola quindi ad entrare.
- Non vedo l’ora
Esclama a bassa voce, quasi un sospiro.
Posate le valige in sala, andiamo subito in cucina a preparare la cena.
Mi stupisco di quanto sia contenta di aiutarmi e di come si senta a suo agio nonostante sia la prima volta che mette piede in casa.
- Ormai, quando siamo da soli, mi ero abituato a vederti con meno vestiti addosso.
Affermo sorridendo mentre metto l’acqua sul fuoco.
Francesca sorride a sua volta e si allontana dalla cucina.
Sto preparando tavola quando mi blocco e rimango a bocca aperta mentre la vedo rientrare totalmente nuda.
- Così vado meglio?
Domanda venendomi incontro.
Non riesco a rispondere, non essendomi ancora abituato alla sua intraprendenza rimango a bocca aperta.
Lascio perdere i fornelli e senza pensarci due volte, impugno volgarmente le sue tette.
Le strizzo, pizzico i capezzoli tra le dita mentre guardo il suo volto cambiare espressione e poi, abbassandomi con la bocca, li succhio tornando a strizzarle con forza tra le mani.
Francesca ansima e prendendomi per i capelli, mi attrare ancora di più a sé, come se mi stesse invitando a divorarla. Ovviamente non me lo faccio ripetere due volte e le strapazzo fino a sentirla gemere.
Con una mano a questo punto mi dirigo tra le sue gambe e senza pietà, mi infilo nella figa. Voglio entrarci di prepotenza e la sua eccitazione non fa che aiutarmi nel compito. Le dita sembrano venire risucchiate sprofondando con forza fino le nocche, mentre dalla sua bocca, un gemito strozzato rimbomba nella stanza.
- Ti supplico. Non ce la faccio più. Scopami. Ti prego.
Queste sono le parole che escono dalla bocca ansimante di Francesca.
Mi fermo con le dita ben spinte in lei, smetto di succhiare le tette e guardandola negli occhi, la bacio.
Mi manca il fiato e mi stacco dalla sua bocca.
- No. Decido io quando si scopa.
Affermo uscendo dalla sua figa per portarmi immediatamente le dita in bocca.
- Come antipasto è il migliore che abbia assaggiato negli ultimi anni.
Affermo sorridendo senza smettere di leccare i suoi succhi.
Rossa in volto, sorride alla mia battuta e si inginocchia di fronte a me.
- Anche io voglio l’antipasto.
Il mio cazzo esplode nei pantaloni dopo la sua affermazione, ma voglio trattenermi e senza dire altro, ritorno ai fornelli.
Il sugo è quasi pronto, abbassato il fuoco e controllo l’acqua che bolle. Imposto il timer e butto la pasta nell’acqua, dopodiché, voltandomi, la trovo ancora in ginocchio.
Mi avvicino con il fiato corto e senza pensarci due volte mi spoglio completamente buttando tutti i vestiti in terra.
Francesca sorride mentre mi avvicino con il cazzo al suo volto.
- Non usare le mani.
Ordino andando con il cazzo a contatto con la sua bocca.
La ragazza però, al posto di prenderlo tra le labbra si alza, mi sorride e stringendo il cazzo con la mano, mi porta in sala, fino al divano.
Strizza l’occhio prima di coricarsi supina su di esso e portate le spalle sul bracciolo, si sporge fino quando la sua testa rimane penzoloni.
- Visto che non vuoi ancora metterlo tra le mie gambe, forse ti posso far scopare qualcos’altro.
Afferma prima di aprire la bocca e invitarmi a infilarlo dentro.
- Il tuo sembra abbastanza grosso e lungo, però, forse ti farà piacere spingerlo tutto dentro.
Afferma ancora con il fiato strozzato dall’eccitazione.
Non mi capacito della sua intraprendenza. Mi infilo nella sua bocca tenendo le gambe divaricate ai lati del suo volto e poi, piegandomi su di lei, con una mano stringo la tetta, mentre con l’altra affondo nuovamente nella sua figa.
Voglio usare la sua passera come un vero e proprio appiglio e piegando le dita a “uncino”, la tiro con forza a me nel medesimo istante in cui affondo nella sua bocca.
Sento il cazzo risalire nella gola di Francesca, accompagnato da versi di sforzo.
Respira a fatica mentre con le mani mi prende le cosce per attirarmi a sé.
Non resisto.
Tre dita ora, si posizionano a uncino nella sua figa, con l’altra mano stringo con forza il capezzolo e con il cazzo affondo ancora una volta nella sua gola.
La scopo.
Godo mentre la sento lamentarsi.
Godo mentre con forza le dita affondo senza pietà nella figa.
Vedo la sua gola deformarsi al passaggio del mio cazzo, ma non vedo alcuna resistenza da parte sua. Anzi, la sua figa gronda costantemente umori mentre viene usata come ancoraggio per la mia mano.
Esco da lei pochi attimi per farla respirare.
- Non ti piace la mia bocca?
Domanda con il respiro corto e le bave che colano sul suo viso.
- Sto per venire.
Rispondo senza dire altro.
Affondo ancora in lei e questa volta non mi fermo fino a quando le palle sono schiacciate contro il suo naso. Dalla mia posizione, posso vedere come la bocca è spalancata e il cazzo è tutto spinto in lei.
Nemmeno un centimetro rimane fuori dalla sua bocca.
Vedo come il suo petto si alzi e abbassi esageratamente, in cerca di aria.
Vedo come si muovono le sue gambe e i suoi piedi, ma sento soprattutto la sua figa, come è piena di umori.
Non resisto più.
Scopo la sua bocca con forza per pochi secondi e poi, vengo in lei che non si lascia scappare nemmeno una goccia del mio godimento.
Mi manca il fiato.
Mi tengo con forza al divano mentre estraggo il cazzo dalla sua bocca.
- Mi fai esplodere le palle se continui a farmi venire così.
Esclamo sedendomi in terra, affianco il suo volto provato, ancora penzoloni.
Ride rumorosamente e con il fiato corto.
- Ho sempre sognato di fare tutte queste cose, ma non avevo mai trovato la persona giusta con cui aprirmi fino a questo punto. Ho sempre avuto paura di trovare qualcuno che poi, non si sarebbe più fermato.
Afferma per poi voltare lo sguardo verso il mio e baciarmi la guancia.
Sorrido e mi volto verso di lei.
L’odore del mio cazzo è fortissimo, tanto quanto la sborra che ha appena ingerito.
Però, chi se ne frega.
Non resisto.
La bacio in bocca.
Mi piace da morire.
Passano svariati minuti in cui ci riprendiamo e poi, sentendo il suono del timer, torniamo entrambi in cucina per la cena.
- Non ti provoca fastidio inghiottire dopo quello che ti ho fatto?
Domando guardando come mangia con gusto.
- Sinceramente, prima lo pensavo anche io. Invece mi da solo un poco di prurito la gola, ma niente di ché.
Afferma sorridendo.
- Domani, ti va di riprovare?
Domanda ancora per poi abbassare lo sguardo.
- Mi fai morire.
Esclamo sorridendo per poi iniziare la cena anche io.
Finita la prima portata, mentre iniziamo a mangiare il secondo, la vedo pensierosa e domando cosa ci sia che non va.
- Niente. Un pensiero stupido. Riguardo il discorso di poco fa. Pensavo, se sarai altrettanto preoccupato di come sto, dopo che me lo avrai messo nel culo.
Afferma ridacchiando.
- Lo devo ammettere. Mi sono divertita con qualche giochino, ma nessun uomo ci è mai entrato.
Esclama tornando poi a mangiare.
- Non abbiamo ancora scopato e già pensi al culo?
Affermo con gli occhi spalancati.
- Chissà…. Forse, parlando così…. ti faccio venire voglia di scoparmi sta sera. Ho già preso la pillola, così puoi venirmi dentro….sempre se lo vuoi.
Conclude abbassando lo sguardo sul piatto e con le guance rosse fuoco.
Mi cade la forchetta e non riesco a mandar giù il boccone che ho tra i denti.
- Ma… io…. Mi domando, fino a che punto riesci a spingerti in questo modo? Sinceramente non mi sarei aspettato niente di tutto questo.
Affermo prima di riprendere in mano la forchetta.
Francesca sorride senza però alzare lo sguardo dal piatto.
Finita la cena mi impegno a lavare i piatti per non crollare dal sonno.
La ragazza ci prova a rendersi volontaria per il compito, ma la invito a mettersi comoda in sala.
Una volta concluso di riordinare tutto, spengo le luci della cucina, ma raggiunta la sala, mi fermo e sorrido.
Francesca dorme profondamente.
La tv accesa trasmette un film di azione e durante le scene più luminose, il corpo nudo della ragazza quasi riflette, come un’opera d’arte che si illumina.
Rimango estasiato di fronte tanta bellezza con un viso tanto innocente ma altrettanto pieno di fantasie e voglie che stimolano l’eccitazione maschile.
Solo guardandola, il cazzo torna duro come il marmo. Lo tocco, lo stringo mentre fisso i suoi seni che salgono e scendono a ritmo del respiro.
Quella bocca, tanto soffice e bella, quanto altrettanto paradisiaca per certe cose mi fa impazzire.
Chiudo gli occhi e prendo un grosso respiro prima di avvicinarmi a lei.
Con dolcezza, infilo le braccia sotto il suo corpo e la prendo in braccio.
Francesca apre gli occhi qualche istante e sorridendo li richiude.
La porto nel letto, la copro con il lenzuolo visto che qui è un clima più fresco e poi, mi corico al suo fianco.
Come le altre notti, la sento subito avvicinarsi a me.
Crollo nel sonno.
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Buona lettura
Sono le 5 del pomeriggio quando ci fermiamo per una pausa.
Entrambi ne approfittiamo per andare nei bagni dell’area di servizio, prendiamo un caffè e fatto carburante ripartiamo.
- Guarda
Francesca mi mostra rapidamente il suo cellulare pieno di messaggi non letti.
- Ora rispondo a tutti. Così mi lasceranno in pace.
Aggiunge con tono scocciato.
- Ma sei scappata senza far parola a nessuno?
Domando preoccupato.
- No, ho lasciato un messaggio a diverse persone, proprio quando sono andata via.
Afferma senza smettere di scrivere sul suo cellulare.
- Ora però, scrivo che sto bene e che non sono sola.
Spiega sorridendo.
- Voglio che mi racconti tutto di te. Ti voglio conoscere perfettamente, dal momento che ti sto portando a casa mia.
Decreto un po' duramente.
- Tutto quello che vuoi.
Afferma prima di iniziare a raccontare.
Nelle successive ore di viaggio Francesca mi racconta tutta la sua storia, non tralascia nulla della sua vita, fin dall’infanzia. Come un fiume in piena, scarica tutte le sue frustrazioni, i suoi problemi e i suoi fallimenti.
- Ma qualcosa di bello, però, ci sarà nella tua vita?
Domando vedendo come ad ogni minuto diventi sempre più triste e negativa, soprattutto raccontando gli ultimi anni trascorsi.
Mi sorride e poi, inizia a raccontare effettivamente altrettante belle situazioni.
- Però, toglimi una curiosità adesso. Da dove esce tutta questa voglia di diventare “mia”? In poche parole, hai addirittura preteso, di prometterti, che ti farò le peggio porcate.
Esclamo stupito da questo suo lato effettivamente perverso.
- Semplice. Tu prima di questo viaggio assieme, non mi conoscevi. Per me è più facile essere sincera e dirti tutto quello che penso e che voglio provare sulla mia pelle.
Fa una pausa in cui sospira.
- Poi, se non mi incuriosivi e non mi piacevi, non avrei continuato il viaggio con te.
Afferma baciandomi nuovamente sulla guancia.
- Ma potrei anche far finta, forse potrei anche mentire su tutto. Non credi?
Affermo per capire quanto si senta sicura di me.
- Se volevi solo usarmi, mi avresti scopato la prima notte che abbiamo dormito assieme. Ne sono certa.
Afferma senza distogliere lo sguardo dalla strada.
Come simbolo di possesso e per stuzzicarla, le ordino di mostrarmi le tette.
Sorride e con calma si alza la maglietta fin sotto il collo, subito dopo, si volta verso di me e impugnato il reggiseno lo abbassa fino a quando entrambe le tette saltano fuori.
- Sono fantastiche.
Affermo distraendomi pochi istanti dalla guida per poterle ammirare.
- Vuoi accostare? Così ci puoi giocare, sempre che tu, non voglia farmi altro.
Mi chiede con voce rotta dall’eccitazione.
- Avremo tempo anche per queste cose, ma ora voglio arrivare a casa.
Decreto con l’eccitazione che mi pompa fino in testa e tornando a concentrarmi sulla guida.
- Posso rivestirmi o vuoi che rimango così?
Domanda sorridendo, nonostante stiamo superando diverse autovetture.
- No, ricomponiti.
Concludo mandando giù a fatica la saliva.
Infine, arrivati sulla tangenziale di Torino, sembra rilassarsi.
Quando però vede che superiamo anche l’ultima uscita della città, mi guarda dubbiosa.
- Io non abito in città. In realtà, io odio il caos, la troppa gente e il troppo traffico.
Affermo sorridendo.
Francesca non risponde, ma si limita a sorridere.
Quando finalmente raggiungiamo casa, rimane stupita.
- Ma tu abiti qui?
Domanda guardandosi attorno, dopo che abbiamo viaggiato per strade immerse tra i boschi e colline.
- Si. Qui, siamo solo io e te.
Affermo spegnendo la macchina nel cortile, per poi baciarla in bocca.
Francesca risponde al bacio mentre con le mani mi attrae ancora di più a sé.
Il sole sta calando tra gli alberi mentre siamo intenti a scaricare le valige dall’auto. La ragazza si guarda attorno, vaga con lo sguardo tra gli alberi e i prati, per poi puntare alle alte colline.
Vede che non ci sono altre abitazioni, ma solo prati e boschi, oltre un ruscello che passa poche decine di metri lontano da casa.
- Non ti senti solo a stare qui?
Domanda senza smettere di ammirare il paesaggio.
- No. Qui, sono in pace con me stesso.
Affermo aprendo la porta di casa.
- Ed io? Disturbo la tua pace?
Domanda aspettando la risposta prima di entrare in casa.
- No. Perché voglio farti diventare parte della mia pace.
Affermo invitandola quindi ad entrare.
- Non vedo l’ora
Esclama a bassa voce, quasi un sospiro.
Posate le valige in sala, andiamo subito in cucina a preparare la cena.
Mi stupisco di quanto sia contenta di aiutarmi e di come si senta a suo agio nonostante sia la prima volta che mette piede in casa.
- Ormai, quando siamo da soli, mi ero abituato a vederti con meno vestiti addosso.
Affermo sorridendo mentre metto l’acqua sul fuoco.
Francesca sorride a sua volta e si allontana dalla cucina.
Sto preparando tavola quando mi blocco e rimango a bocca aperta mentre la vedo rientrare totalmente nuda.
- Così vado meglio?
Domanda venendomi incontro.
Non riesco a rispondere, non essendomi ancora abituato alla sua intraprendenza rimango a bocca aperta.
Lascio perdere i fornelli e senza pensarci due volte, impugno volgarmente le sue tette.
Le strizzo, pizzico i capezzoli tra le dita mentre guardo il suo volto cambiare espressione e poi, abbassandomi con la bocca, li succhio tornando a strizzarle con forza tra le mani.
Francesca ansima e prendendomi per i capelli, mi attrare ancora di più a sé, come se mi stesse invitando a divorarla. Ovviamente non me lo faccio ripetere due volte e le strapazzo fino a sentirla gemere.
Con una mano a questo punto mi dirigo tra le sue gambe e senza pietà, mi infilo nella figa. Voglio entrarci di prepotenza e la sua eccitazione non fa che aiutarmi nel compito. Le dita sembrano venire risucchiate sprofondando con forza fino le nocche, mentre dalla sua bocca, un gemito strozzato rimbomba nella stanza.
- Ti supplico. Non ce la faccio più. Scopami. Ti prego.
Queste sono le parole che escono dalla bocca ansimante di Francesca.
Mi fermo con le dita ben spinte in lei, smetto di succhiare le tette e guardandola negli occhi, la bacio.
Mi manca il fiato e mi stacco dalla sua bocca.
- No. Decido io quando si scopa.
Affermo uscendo dalla sua figa per portarmi immediatamente le dita in bocca.
- Come antipasto è il migliore che abbia assaggiato negli ultimi anni.
Affermo sorridendo senza smettere di leccare i suoi succhi.
Rossa in volto, sorride alla mia battuta e si inginocchia di fronte a me.
- Anche io voglio l’antipasto.
Il mio cazzo esplode nei pantaloni dopo la sua affermazione, ma voglio trattenermi e senza dire altro, ritorno ai fornelli.
Il sugo è quasi pronto, abbassato il fuoco e controllo l’acqua che bolle. Imposto il timer e butto la pasta nell’acqua, dopodiché, voltandomi, la trovo ancora in ginocchio.
Mi avvicino con il fiato corto e senza pensarci due volte mi spoglio completamente buttando tutti i vestiti in terra.
Francesca sorride mentre mi avvicino con il cazzo al suo volto.
- Non usare le mani.
Ordino andando con il cazzo a contatto con la sua bocca.
La ragazza però, al posto di prenderlo tra le labbra si alza, mi sorride e stringendo il cazzo con la mano, mi porta in sala, fino al divano.
Strizza l’occhio prima di coricarsi supina su di esso e portate le spalle sul bracciolo, si sporge fino quando la sua testa rimane penzoloni.
- Visto che non vuoi ancora metterlo tra le mie gambe, forse ti posso far scopare qualcos’altro.
Afferma prima di aprire la bocca e invitarmi a infilarlo dentro.
- Il tuo sembra abbastanza grosso e lungo, però, forse ti farà piacere spingerlo tutto dentro.
Afferma ancora con il fiato strozzato dall’eccitazione.
Non mi capacito della sua intraprendenza. Mi infilo nella sua bocca tenendo le gambe divaricate ai lati del suo volto e poi, piegandomi su di lei, con una mano stringo la tetta, mentre con l’altra affondo nuovamente nella sua figa.
Voglio usare la sua passera come un vero e proprio appiglio e piegando le dita a “uncino”, la tiro con forza a me nel medesimo istante in cui affondo nella sua bocca.
Sento il cazzo risalire nella gola di Francesca, accompagnato da versi di sforzo.
Respira a fatica mentre con le mani mi prende le cosce per attirarmi a sé.
Non resisto.
Tre dita ora, si posizionano a uncino nella sua figa, con l’altra mano stringo con forza il capezzolo e con il cazzo affondo ancora una volta nella sua gola.
La scopo.
Godo mentre la sento lamentarsi.
Godo mentre con forza le dita affondo senza pietà nella figa.
Vedo la sua gola deformarsi al passaggio del mio cazzo, ma non vedo alcuna resistenza da parte sua. Anzi, la sua figa gronda costantemente umori mentre viene usata come ancoraggio per la mia mano.
Esco da lei pochi attimi per farla respirare.
- Non ti piace la mia bocca?
Domanda con il respiro corto e le bave che colano sul suo viso.
- Sto per venire.
Rispondo senza dire altro.
Affondo ancora in lei e questa volta non mi fermo fino a quando le palle sono schiacciate contro il suo naso. Dalla mia posizione, posso vedere come la bocca è spalancata e il cazzo è tutto spinto in lei.
Nemmeno un centimetro rimane fuori dalla sua bocca.
Vedo come il suo petto si alzi e abbassi esageratamente, in cerca di aria.
Vedo come si muovono le sue gambe e i suoi piedi, ma sento soprattutto la sua figa, come è piena di umori.
Non resisto più.
Scopo la sua bocca con forza per pochi secondi e poi, vengo in lei che non si lascia scappare nemmeno una goccia del mio godimento.
Mi manca il fiato.
Mi tengo con forza al divano mentre estraggo il cazzo dalla sua bocca.
- Mi fai esplodere le palle se continui a farmi venire così.
Esclamo sedendomi in terra, affianco il suo volto provato, ancora penzoloni.
Ride rumorosamente e con il fiato corto.
- Ho sempre sognato di fare tutte queste cose, ma non avevo mai trovato la persona giusta con cui aprirmi fino a questo punto. Ho sempre avuto paura di trovare qualcuno che poi, non si sarebbe più fermato.
Afferma per poi voltare lo sguardo verso il mio e baciarmi la guancia.
Sorrido e mi volto verso di lei.
L’odore del mio cazzo è fortissimo, tanto quanto la sborra che ha appena ingerito.
Però, chi se ne frega.
Non resisto.
La bacio in bocca.
Mi piace da morire.
Passano svariati minuti in cui ci riprendiamo e poi, sentendo il suono del timer, torniamo entrambi in cucina per la cena.
- Non ti provoca fastidio inghiottire dopo quello che ti ho fatto?
Domando guardando come mangia con gusto.
- Sinceramente, prima lo pensavo anche io. Invece mi da solo un poco di prurito la gola, ma niente di ché.
Afferma sorridendo.
- Domani, ti va di riprovare?
Domanda ancora per poi abbassare lo sguardo.
- Mi fai morire.
Esclamo sorridendo per poi iniziare la cena anche io.
Finita la prima portata, mentre iniziamo a mangiare il secondo, la vedo pensierosa e domando cosa ci sia che non va.
- Niente. Un pensiero stupido. Riguardo il discorso di poco fa. Pensavo, se sarai altrettanto preoccupato di come sto, dopo che me lo avrai messo nel culo.
Afferma ridacchiando.
- Lo devo ammettere. Mi sono divertita con qualche giochino, ma nessun uomo ci è mai entrato.
Esclama tornando poi a mangiare.
- Non abbiamo ancora scopato e già pensi al culo?
Affermo con gli occhi spalancati.
- Chissà…. Forse, parlando così…. ti faccio venire voglia di scoparmi sta sera. Ho già preso la pillola, così puoi venirmi dentro….sempre se lo vuoi.
Conclude abbassando lo sguardo sul piatto e con le guance rosse fuoco.
Mi cade la forchetta e non riesco a mandar giù il boccone che ho tra i denti.
- Ma… io…. Mi domando, fino a che punto riesci a spingerti in questo modo? Sinceramente non mi sarei aspettato niente di tutto questo.
Affermo prima di riprendere in mano la forchetta.
Francesca sorride senza però alzare lo sguardo dal piatto.
Finita la cena mi impegno a lavare i piatti per non crollare dal sonno.
La ragazza ci prova a rendersi volontaria per il compito, ma la invito a mettersi comoda in sala.
Una volta concluso di riordinare tutto, spengo le luci della cucina, ma raggiunta la sala, mi fermo e sorrido.
Francesca dorme profondamente.
La tv accesa trasmette un film di azione e durante le scene più luminose, il corpo nudo della ragazza quasi riflette, come un’opera d’arte che si illumina.
Rimango estasiato di fronte tanta bellezza con un viso tanto innocente ma altrettanto pieno di fantasie e voglie che stimolano l’eccitazione maschile.
Solo guardandola, il cazzo torna duro come il marmo. Lo tocco, lo stringo mentre fisso i suoi seni che salgono e scendono a ritmo del respiro.
Quella bocca, tanto soffice e bella, quanto altrettanto paradisiaca per certe cose mi fa impazzire.
Chiudo gli occhi e prendo un grosso respiro prima di avvicinarmi a lei.
Con dolcezza, infilo le braccia sotto il suo corpo e la prendo in braccio.
Francesca apre gli occhi qualche istante e sorridendo li richiude.
La porto nel letto, la copro con il lenzuolo visto che qui è un clima più fresco e poi, mi corico al suo fianco.
Come le altre notti, la sento subito avvicinarsi a me.
Crollo nel sonno.
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