Il buco

di
genere
etero

"Ti dico che è vero! Devi credermi! Un cazzo di dimensioni notevoli!".
Claudia parlava all'amica con evidente concitazione.
"Maria l'ha visto! Proprio in quel teatro. Era nei bagni delle signore, ultima toilette a destra. È comparso all'improvviso da un buco nella parete. Poverina! È scappata terrorizzata senza neanche pulirsi. Però deve essersi fermata un attimo a guardarlo, perché me l'ha descritto bene e nei particolari: un gran bell'esemplare in erezione!".
Le due amiche scoppiarono a ridere.
"Ma non sarà la solita leggenda metropolitana?", chiese Sara scettica. "Forse Maria era sbronza, o si sarà fatta suggestionare dalle dicerie che circolano su quel teatro. Chissà cosa avrà visto in realtà!".
"Chi?! Maria?! Quella è una santarellina… non beve e non racconterebbe una bugia neppure sotto tortura! No, è vero, ti dico. Del resto è già la terza volta che sento questa storia. Pensano che si tratti di uno dei custodi; deve aver trovato il modo di spiare le donne che entrano in quella toilette, e se gli piacciono, beh… compare attraverso un buco nel muro. Credo che dietro ci sia un ripostiglio o una sorta di sgabuzzino, ma l'entrata non si trova… almeno non dai corridoi aperti al pubblico…".
"Ma nessuna ha sporto denuncia?".
"Tu andresti alla Polizia per lamentarti di aver visto un cazzone alla toilette? E poi, mica ha violentato nessuna!".
"Ma tu ci sei stata?" chiese Sara.
"Chi io?! Scherzi? Non farei l'abbonamento alla stagione di lirica neppure per tutti i cazzi del mondo!".
Le due amiche risero nuovamente.
"Tu piuttosto…" continuò Claudia "…sei ancora sicura di volerci andare, stasera? Non preferiresti uscire con noi? Ci facciamo una pizza e andiamo al cinema…".
"Ti ringrazio. Ma lo sai che adoro la lirica, e sono anni che non assisto più ad uno spettacolo. Non ne vedo l'ora! Però puoi stare tranquilla: se mi dovesse scappare la pipì me la terrò, o comunque eviterò l'ultima toilette a destra".
Claudia e Sara si salutarono sorridendo.

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Capelli raccolti in uno chignon, abito lungo nero aderente con scollatura e spacco provocanti, collana ed orecchini di perle; Sara non riusciva a immaginarsi più elegante di così. Sorrideva, felice ed eccitata, salendo i gradini del teatro a braccetto di suo marito. Gianni non amava particolarmente la lirica, e lei aveva quindi molto apprezzato il fatto che avesse deciso di accompagnarla per l'intera stagione.
Sara divorò con gli occhi e le orecchie tutto il primo atto, mentre il marito ne accolse la fine con evidente sollievo, lieto di poter finalmente scendere al bar.
Il bar del teatro era uno dei ritrovi dell'alta società cittadina, una vera e propria passerella. Vi si recarono subito, con tutta la folla. Presero qualcosa da bere ed incontrarono una coppia di amici con cui si misero a conversare. Sara era orgogliosa di sentire su di sé gli sguardi carichi di desiderio della gran parte degli uomini.
Una ventina di minuti dopo, l'improvviso sciamare della gente annunciò l'inizio del secondo atto. I due mariti, scherzando, si fecero coraggio a vicenda.

Stavano per risalire le scale, quando Sarà sentì il bisogno di andare in bagno. Un brivido strano la pervase: le tornò in mente ciò che le aveva raccontato l'amica, e pensò quindi di trattenere lo stimolo.
«Ma che sciocca sono! Non mi farò mica influenzare da una diceria! D'altronde, se mi scappa…» pensò subito dopo.
Ebbe l'impulso di chiedere al marito di accompagnarla, ma poiché questi stava ancora conversando amabilmente con l'amico, decise di non disturbarlo.
"Io devo andare alla toilette: ti raggiungo di sopra…" si limitò a dire; poi s'incamminò lungo il corridoio seguendo l'indicazione verde tra le luci soffuse.

Giunse di fronte alla porta con il disegno stilizzato della gonnellina proprio mentre una signora ne usciva frettolosamente. Ne venne urtata.
"Oh! Mi scusi! Perdoni la fretta, ma sta per iniziare il secondo atto…" si giustificò lei.
"Si figuri…" ebbe appena il tempo di rispondere Sara, prima che si allontanasse; poi spinse sulla maniglia ed entrò, timorosa ed inquieta.
Nel bagno non c'era più nessuno. Nel silenzio si sentiva solo il ronzìo dei motorini elettrici delle ventole. Sara rimase subito colpita dallo sfarzo dell'arredamento, al limite del kitch: marmi, specchi, lampade dorate, luci calde. «Sarà stato davvero un restauro costoso…», pensò.
Si diresse velocemente verso la porta della toilette più a sinistra. La pulizia dei sanitari la rassicurò…
«Ma di cosa ho paura? Che stupida che sono! Non crederò mica a tutte quelle balle?» pensò stizzita.
Ribellandosi al suo stesso nervosismo, uscì dalla toilette in cui era entrata. Per un attimo rimase sorpresa ed affascinata vedendo la sua immagine riflessa nel grande specchio sopra i lavandini.
"Certo che sono ancora una gran bella figa…!" disse tra sé, compiacendosi. Sorridendo maliziosamente a se stessa, si voltò e si diresse verso il fondo del bagno.
Una curiosità morbosa ed irresistibile si era ormai impossessata di lei, oltre ad una strana eccitazione.

Pose la mano sulla maniglia dell'ultima porta a destra e l'aprì di scatto.
La delusione le piombò addosso pesante: non solo non c'era nessun cazzo, ma non c'erano neppure buchi nel muro. Sarà sorrise sarcastica: «Come volevasi dimostrare: tutte sciocchezze!» pensò.
Quindi, richiamata improvvisamente dallo stimolo fisiologico, chiuse la porta col gancio e si sollevò con cura il vestito. Calatasi anche le mutandine, si sedette sulla tazza e si godette la lunga e piacevole liberazione.

Lo scroscio del suo getto si stava appena affievolendo, quando la sua attenzione fu richiamata da un particolare nella parete: al centro di un pannello divisorio c'era un cerchio. Non era proprio un buco, perché era tappato con lo stesso materiale di cui era costituito il pannello, tanto da risultare quasi invisibile, ma il cerchio indubbiamente c'era. Sara fu presa da uno strano presentimento, e sentì nuovamente un brivido percorrerle la schiena. Le parve anche di sentire un rumore provenire dall'altro lato di quella strana parete. Senza distogliere lo sguardo da lì, staccò un pezzo di carta igienica dal rotolo e si pulì frettolosamente. Si voltò solo un attimo per cercare il pulsante dello sciacquone, che premette in fretta, così da potersene finalmente andare. Ma quando si voltò nuovamente, rimase paralizzata dal terrore: il tappo non c'era più. Al suo posto c'era solo un grosso foro nero.
Dopo qualche secondo vide comparire qualcosa. Capì subito di cosa si trattava: lentamente, simile ad una murena che esce dalla sua tana, un grosso pene eretto sgusciò attraverso il buco.
Sarà lanciò un acuto gridolino di terrore. Per lo spavento si ritrovò pericolosamente contro la parete opposta, in bilico sopra la tazza del water; probabilmente, se avesse visto un grosso ratto, si sarebbe spaventata di meno!
Rimase così per diversi secondi, senza riuscire a distogliere lo sguardo da quel membro. Era veramente enorme: lungo, largo e duro, nerboruto e ornato da grosse vene blu, con una cappella molto pronunciata, gonfia e violacea. Era proprio lui: il cazzo che l'amica le aveva descritto.

Ripreso il controllo di sé, Sara scese con circospezione dalla tazza e, appoggiandosi di spalle alla parete opposta rispetto a quella da dove era sbucato il pene, scivolò verso la porta senza perderlo di vista, come per paura che questo potesse in qualche modo morderla o farle del male. Si mise ad armeggiare nervosamente con il gancetto della porta; nel frattempo trovò il coraggio per rompere quell'angosciante silenzio e, sforzandosi di mantenere un tono calmo, così da apparire sicura di sé, si rivolse allo sconosciuto.
"Ora io esco da qui e vado a chiamare una guardia. Poi torno e le faccio passare la voglia di fare questo tipo di scherzi!".
Sara si accorse di aver pronunciato quelle parole con voce tremolante… tuttavia si aspettava che l'uomo, impaurito dalle minacce, si dileguasse; invece il suo cazzo era rimasto lì, immobile ed impertinente, nel silenzio più totale.
"Mi ha sentita?! Ora chiamo i Carabinieri, e poi vedremo se avrà ancora la voglia di fare lo spiritoso!" esclamò, più alterata.
Nel frattempo era finalmente riuscita ad aprire la porta.
"Le conviene filarsela!" disse ormai più sicura.
Il cazzo però continuava a svettare imperturbabile. Sarà ebbe un moto di stizza. Ora poteva andarsene, ma non riusciva ad accettare l'idea di fuggire sconfitta, come una ragazzina scandalizzata e spaventata. Immaginava il ghigno di quell'uomo oltre il pannello, e perse le staffe.
"HAI SENTITO QUELLO CHE TI HO DETTO, LURIDO MAIALE?! ORA CHIAMO LA POLIZIA E POI VEDIAMO!" urlò inferocita.
Il cazzo, ancora una volta, non fece una piega.
Sarà, inviperita, non seppe trattenersi da tirargli una sberla. Ebbe all'ultimo istante un ripensamento, ma non riuscì a fermare completamente la mano. Il risultato fu un buffetto ridicolo che fece dondolare il pene da un lato all'altro, ma non lo smosse dal suo alloggiamento. Le sembrò di vedere quel cazzo ridere.
Adirata anche con se stessa, partì con un altro paio di sberle. Questa volta furono potenti ed efficaci: il pene oscillò molto più vistosamente.
Sara si rese conto con ribrezzo di averlo toccato. Certo, era stato per impartirgli una lezione! Però lo aveva toccato, e non aveva potuto fare a meno, tra sé, di apprezzarne consistenza e durezza. Il paragone con il marito attraversò la sua mente, rapido ed inevitabile. Non aveva mai avuto di che lamentarsi riguardo all'arte amatoria di Gianni, e, anche a livello di dimensioni, aveva sempre ritenuto che suo marito fosse ben dotato. Ma quell'affare era decisamente un'altra cosa!

Ripresasi immediatamente dalle sue imbarazzanti riflessioni, Sarà si ritrovò ancora più sconvolta ed arrabbiata. L'uomo continuava a rimanere silenzioso ed impassibile. Lei perse completamente le staffe.
"BRUTTO PORCO SCHIFOSO! TE LO STACCO QUEST'AFFARE! GIURO CHE TE LO STACCO! COSI' NON LO POTRAI PIU' INFILARE DA NESSUNA PARTE!".
Afferrò il cazzo con entrambe le mani e cominciò a tirarlo in tutte le direzioni con violenza: su, giù, a destra e a sinistra; infine verso di sé.
Sicuramente, questa volta, dovette avergli fatto male. Sarà si fermò ansimante e soddisfatta. Poi sentì il calore, e si rese conto di avere ancora entrambe le mani serrate con forza alla base del pene. Era bollente e, dopo il trattamento ricevuto, risultava ancora più duro e arrossato. Sarà stacco rapidamente le mani dal membro e le portò alle guance, imbarazzatissima.
Improvvisamente sentì uno strano odore: un odore di maschio sconosciuto, muschiato e dolciastro; un misto di sudore, ammoniaca… deodorante, forse. Sara cominciò ad annusare, e realizzò, con ribrezzo, che l'odore proveniva proprio dalle sue mani.
Allora si sedette sconvolta sulla tazza del water e rimase ad osservare il cazzo: era ancora lì, a mezzo metro da lei, immobile ed imperturbabile.

Consapevole del fatto che l'uomo non poteva vederla, Sara si chinò in avanti, avvicinandosi silenziosamente con il viso al pene, così da poterlo annusare: era attirata ed incuriosita da quell'odore particolare e voleva percepirlo meglio. Giunta a pochi centimetri di distanza, prese ad osservarne ogni dettaglio, annusandolo come una cagna. L'odore era forte e penetrante, ma non era spiacevole.
Una gocciolina di liquido prostatico aveva fatto capolino dallo sbocco dell'uretra, e Sara, che si era avvicinata troppo, la raccolse involontariamente con la punta del naso. Si raddrizzò di scatto e ci passò sopra la mano con espressione schifata. Così facendo però strusciò la gocciolina sul labbro superiore. Automaticamente la lingua corse rapida a sentirne il sapore. Resasi immediatamente conto di quello che aveva fatto, Sara sputò per terra nauseata; quindi tornò ansimante a fissare quel cazzo che stava riuscendo perfettamente a farla sentire ridicola.

Fu allora che avvertì la sensazione di bagnato che aveva in mezzo alle gambe.
Incredula, si tastò con una mano. Trovò le mutandine umide dei propri umori. Senza rendersene conto, si era eccitata all'inverosimile.
Il suo respiro divenne affannoso, i suoi pensieri confusi. C'era ancora quel silenzio angosciante, disturbato solo dal suono lontano di un'orchestra, e quella strana pace… e quel pene maestoso, lì, tutto per lei.
Pace e silenzio… ed improvvisamente la voglia.
Sara, letteralmente ipnotizzata dal cazzo, non riuscì più a pensare. Allungò timidamente una mano e, con la punta delle dita lo toccò. Col cuore che le batteva all'impazzata, lo percorse con delicatezza dalla base fino al glande, apprezzandone ogni irregolarità. Poi, inspirando profondamente e chiudendo gli occhi, serrò la mano appena sotto la cappella e cercò di tirare ancor più verso la base quella pelle già tesa.
Sara provò ad immaginare l'espressione tronfia e soddisfatta che lo sconosciuto doveva aver assunto in quel momento oltre la parete: lui sicuramente stava provando quella sensazione tipica di chi ha vinto! Ma la sensazione di umiliante sconfitta che lei invece provava non faceva altro che aumentare la sua eccitazione.
Si sentiva molto sporca e molto puttana; e tutto ciò la stava facendo impazzire.
Prese a muovere la sua mano su e giù lungo l'asta.
"Ma cosa sto facendo?" si chiese con un ultimo sprazzo di lucidità. «Certo che sono proprio una gran troia!» pensò tra sé, senza riuscire a trattenere un sorriso.
Sara pensò che le sarebbe piaciuto vedere quel cazzo sborrare. Aumentò il ritmo. Con l'altra mano si abbassò in qualche modo le mutandine, raggiunse velocemente il clitoride e con la punta delle dita cominciò a titillarselo. Era bellissimo.

Un'altra strana idea le passò per la testa. Sarà provò a scacciarla, ma inutilmente… quindi si alzò dal water e si inginocchiò davanti al cazzo, eccitata e tremante.
Senza smettere di muovere la mano su di esso, provò ad avvicinarsi lentamente con la bocca. Vincendo le ultime paure l'aprì, tenendosi tuttavia ancora leggermente distante, quindi sporse la lingua più che poté. Lo toccò appena con la punta.
Il glande si era nuovamente inumidito di una goccia di liquido trasparente. Sara, questa volta, ne assaporò lentamente il gusto un po' salato.
Quella cappella enorme era lì ad un centimetro da lei; l'odore era forte…
Sara chiuse gli occhi ed appoggiò le labbra sul glande. Lo succhiò appena, dandogli una specie di piccolo bacio, quindi lo colpì con la punta della lingua. Era in attesa, curiosa, di qualche reazione da parte dell'uomo: di nuovo alternò un bacio ad un colpo di lingua.
All'improvviso sentì distintamente, seppure ovattati dal pannello, un grugnito di piacere ed un lungo sospiro. Sara, esaltata da quel primo segnale di cedimento, spalancò la bocca per accogliervi tutta la cappella. Si sentiva piena già solo di quella, tuttavia cominciò a muoversi avanti e indietro anche sull'asta. Si rese conto di volerlo sentire fino in gola.
Eccitatissima, immaginò la sua bocca inondata da un fiume di sperma caldo, e prese a muoversi con maggior vigore. Teneva le labbra a cerchio, percorrendo con ritmo sostenuto il pene, dalla cima fino a poco più della metà, punto in cui sentiva la cappella premerle sulla gola provocandole stimoli di rigurgito. Era tuttavia ben lontana dall'inglobarlo completamente. La parte iniziale dell'asta che non riusciva a raggiungere con le labbra era comunque sempre serrata dalla sua mano in movimento alternato. Con l'altra mano era tornata a masturbarsi. Era fradicia all'inverosimile. Sara pensò che non si sentiva così eccitata da molto tempo.
«Bagnata come sono, in questo momento, potrei infilarmi dentro qualsiasi co…».
Non terminò neanche il pensiero. Dentro di lei, un'irrazionale voglia animalesca e la sua ragione presero a fare a pugni.

Sara si rialzò di colpo accaldata, tremante, stordita.
Con la testa che le girava, si sollevò frettolosamente il vestito e lo arrotolò in vita, facendo tuttavia attenzione a non rovinarlo; nel frattempo, muovendo un po' le gambe ed aiutandosi con un piede, fece cadere a terra le mutandine.
«Solo un poco… voglio sentirlo lì solo un pochino…» pensò per mettere a tacere la sua coscienza. Quindi, appoggiandosi con le spalle al muro, si mise a cavalcioni del cazzo e lo strinse con le cosce. Questo era così lungo che sbucava dalle gambe di lei con tutta la cappella e una parte dell'asta. Sara, sorridendo, immaginò di essere un uomo: serrò il glande con la mano e finse di masturbarsi. Non poté fare a meno di pensare a quanto strane e piacevoli fossero la complicità e l'intimità createsi tra lei e quello sconosciuto… anzi, tra lei e quel cazzo!
Nuovamente al culmine dell'eccitazione, Sara prese a strusciarsi su di esso tenendo le gambe leggermente chiuse. Il membro divaricava le sue grandi labbra e strusciava contro il clitoride; gli umori della vagina lo facevano scorrere a meraviglia. Sara, per apprezzare meglio la sensazione, si chinò in avanti appoggiandosi con le braccia alla parete opposta.
"Ecco, voglio venire così! Mi basta solo così…!" si disse mentendo. Successivamente, allontanandosi un po' dalla parete, cercò in tutti i modi di sentire il glande premerle sull'imbocco. Vi indugiò più volte, spingendo dolcemente quando lo sentiva puntare.

Improvvisamente la cappella trovò bene l'ingresso della vagina e vi entrò per un piccolissimo tratto. Sarà si bloccò all'istante: se in quel momento avesse spinto di più, il cazzo l'avrebbe penetrata sul serio. Rimase titubante per qualche secondo; poi, vincendo le ultime remore, chiuse gli occhi e spinse col peso del suo corpo.
Aveva immaginato che il pene le sarebbe scivolato dentro con facilità, ma le dimensioni erano tali che questo faticava ad entrare, pur essendo lei ottimamente lubrificata.
Spazientita, Sara si aiutò più che poté, spingendosi con tutta la sua forza.
All'improvviso il pene sprofondò in lei. Sara si sentì letteralmente spaccare in due.
Sentendolo dentro di sé, le parve ancora più grosso; le sembrava di sentirlo arrivare quasi allo stomaco. Rimase per un po' così, immobile, a godersi quella sensazione; poi si rimise diritta, tornando ad aderire con la schiena alla parete. Strinse le gambe il più possibile. La sensazione di riempimento che provava era bellissima.
Rimanendo ferma, riportò una mano al clitoride e riprese a masturbarsi. Di nuovo, immaginò quel pene esplodere di piacere dentro di lei e rigurgitare fiotti di sperma caldo fino a riempirla. Allora, insoddisfatta del solo movimento della sua mano, si chinò ancora in avanti per potersi muovere su di esso. Cominciò molto lentamente per poi aumentare progressivamente l'escursione man mano che lo sentiva scorrere con più facilità. In breve prese a farlo alla perfezione: alternando i movimenti si portava in avanti fin quasi a sentirlo scivolare fuori, per poi spingersi con le braccia fino ad impalarsi completamente.
"COSÌ, BASTARDO! SCOPAMI COSÌ!" urlò, senza rendersi conto che stava facendo tutto da sola.

L'orgasmo era vicino, ma Sara non voleva che quel gioco finisse troppo in fretta. Ormai ci stava prendendo gusto. La situazione era sconvolgente: scopare con uno sconosciuto in quel modo assurdo! Mai avrebbe immaginato di poter cadere tanto in basso… ed era proprio quel pensiero la causa della sensazione di ebbrezza che provava. Ma, al pari di una droga, ora ne voleva di più. Voleva provare tutto ciò in maniera ancora più forte e più violenta, voleva sentirsi ancora più sporca, più troia.

Ansimante, si sfilò dal pene rialzandosi di scatto e si voltò a guardarlo: reso lucido dai propri umori, le pareva, se possibile, ancora più gigantesco.
«No! Non posso farlo! Non entrerà mai!» pensò spaventata ma ormai decisa a sodomizzarsi. Infatti, sebbene avesse già praticato quel tipo di rapporto con suo marito, si rendeva perfettamente conto che, date le dimensioni in questione, la cosa presentava notevoli difficoltà. Tutto questo comunque sortì solo l'effetto di eccitarla ancora di più.
Portò più volte la mano alla vagina e poi all'ano per inumidire la parte. Vi aggiunse anche molta saliva, quindi provò ad infilarvi un dito. Vi riuscì con facilità. Provò allora con due. Infine, impaziente, decise che avrebbe verificato direttamente con il pene se quanto si era proposta era possibile.
Afferrò i glutei con entrambe le mani e li divaricò; quindi cercò il glande con l'ano. Quando le sembrò di essere in posizione, provò a spingere. Le pareva che il cazzo premesse uniformemente su tutta la zona e non solo sullo sfintere. Effettivamente era così.
Provò allora ad aiutarsi con una mano. Si bagnò nuovamente con molta saliva. Sentiva che il pene stava forzando nel punto giusto, ma si rese anche conto che sarebbe stato necessario spingere con molta più forza ed inevitabilmente con dolore. Lo fece. Per fortuna il pene non aveva perso nulla della sua consistenza iniziale.
Esultante, Sara sentì il glande entrare leggermente in lei. In realtà la sensazione era molto fastidiosa, al limite del dolore, ma Sara era ormai decisa ad andare fino in fondo. Cercando di non vanificare il risultato fin lì ottenuto, raccolse lentamente con le dita un altro po' di saliva e bagnò da sopra l'ultima parte del glande e la corona, che erano in procinto di entrare. Con ottimismo, inumidì anche buona parte dell'asta.
Spinse con forza. Questa volta la cappella entrò completamente. Sara sentì il dolore e si immobilizzò. Era più che sufficiente. Sentire la parte finale del retto così dilatata era una sensazione fastidiosissima e rischiava di far scemare la sua eccitazione. Sara si chinò molto lentamente in avanti e si appoggiò con un braccio teso alla parete di fronte. Con l'altra mano tornò a masturbarsi.
Fu stupita di scoprirsi ancora più eccitata. Clitoride e piccole labbra erano turgidissimi. In breve Sara si riportò vicina all'orgasmo.
Provò a muoversi lentamente sul pene, facendo attenzione a non riacutizzare la sensazione di fastidio a cui si era ormai abituata. Guadagnò addirittura qualche centimetro. Si sentiva letteralmente sventrare, e la cosa le piaceva alla follia.

Sara sentì l'orgasmo arrivare. Questa volta non si oppose.
Si appoggiò con entrambe le braccia alla parete opposta ed in preda a scossoni violenti si spinse all'indietro impalandosi ancora di più.
"Vieni! Ti prego! Vieni!" implorò gemendo, nell'apice del godimento. Ma l'uomo non venne. Scemato l'orgasmo, Sara provò a sfilarsi il pene lentamente e con delicatezza. Il fastidio, non più coperto dal piacere, era adesso molto forte.
Dopo esservi finalmente riuscita, si voltò verso il cazzo per osservarlo: si sentiva appagata fisicamente ma non psicologicamente. Allora si inginocchiò di nuovo ed afferratolo con entrambe le mani prese a massaggiarlo freneticamente con ritmo e forza.
"AVANTI, VIENI, BASTARDO! VIENI!" urlò allo sconosciuto, dura ed incattivita.
Appagato, quasi si rendesse conto che la donna non poteva concedersi a lui più di quanto avesse già fatto, il cazzo l'accontentò. Due lunghi fiotti caldi colpirono Sara con violenza, sul viso e sul vestito. Poi lo sperma continuò a colare, più lentamente ma sempre abbondante, lungo l'asta e, ricoprendole, sulle mani che ancora si muovevano spasmodiche per cercare di strizzare quel cazzo il più possibile.
Appena finito di eiaculare, l'uomo ritrasse il pene senza neanche aspettare che questo cominciasse a perdere volume. Sara lo sentì scivolare via dalle dita ancora serrate. Poi, come intontita, rimase immobile ad osservare il foro che veniva richiuso.
Sentì ancora qualche rumore ovattato. Infine fu silenzio.

Sara rimase per un po' a fissare le sue mani lorde di sperma colante. L'odore di sesso era pungente. Ripresasi un poco, e cercando di non pensare a quello che era successo, strappò dei pezzi di carta igienica per cercare di pulirsi in fretta le mani, il viso e soprattutto il vestito. Per farlo al meglio doveva però uscire ed usare il lavandino. Allora si ricompose: recuperò le mutandine, le infilò e si riassettò il vestito.
Mise mano al gancetto della porta, ma qui si bloccò. Improvvisamente non ebbe più il coraggio di uscire.
Rimase per molto tempo a pensare a delle scuse.
Pensò che sarebbe stato facile, per lei, far credere al marito di essersi sentita male con l'intestino. Più difficile sarebbe stato evitare, il giorno dopo, lo sguardo indagatore dell'amica. Impossibile invece convincere sé stessa che ad uscire da quella toilette sarebbe stata ancora la stessa persona.
di
scritto il
2024-08-04
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