Il migliore amico di papà

di
genere
etero

Mi divertono gli uomini che si raccontano al bar. Alle volte ascolto i loro discorsi da dietro un libro sorseggiando una cioccolata calda; altre volte mi soffermo sui loro sguardi divertiti ed ingenui mentre boccheggiano una sigaretta e prendono l'aperitivo del dopolavoro con le mani ancora sporche. Ma la cosa che più mi incuriosisce è ascoltare i loro stralci di vita impregnata di sesso sperato ma mai consumato, e di calcio guardato ma mai giocato. Alle volte vorrei unirmi a loro e raccontargli un momento della mia vita che forse potrebbe interessarli perchè intriso di sesso e di calcio.

Roma, 11 luglio 1982, finale dei campionati mondiali di calcio tra Italia e Germania. Ultimo piano di una palazzina signorile nel centro della città, protagonisti i miei genitori, altre due coppie di amici e, naturalmente, io, nei miei splendidi (quasi) 18 anni con un diploma di ragioneria fresco fresco tra le mani.

Giorgio era il miglior amico di mio padre; 41 anni portati bene, sposato, capelli brizzolati, una bella parlantina, quello che le donne come mia madre avrebbero definito «un uomo venuto bene» e che le ragazzine come me avrebbero volentieri scelto come professore di matematica.

Quella sera si sedette sulla poltroncina dietro i divani già occupati, splendido nei suoi bermuda a mezza coscia. Entrai nel salotto che la partita era iniziata da pochi minuti; nessuno fece caso a me, tutti inebetiti davanti allo schermo tra risate, silenzi e scherzi da quarantenni.
"Siediti qui vicino a me, Chiaretta…" mi disse lui battendo le mani su uno dei braccioli. "Non credo che quei vecchiacci ti lascino un posto sul divano…".
Sorrisi. Così… senza malizia. Mi avvicinai a lui e mi sedetti, forse non proprio dove lui si aspettava. Mi accomodai infatti sulle sue gambe.
"Ti sto davanti, Giorgio?".
Fece segno di no, sorseggiando la sua birra direttamente dalla bottiglia. Trenta secondi dopo eravamo completamente presi dalla televisione, con la mente inebetita dalle immagini di 22 ragazzotti su un campo verde.
Lui era in trance agonistica, come tutti gli altri, e le sue gambe parevano voler aggredire loro la palla… allora per stare più comoda mi tirai più verso di lui, allargando le gambe e lasciando passare le sue tra le mie.

Mi accorsi soltanto dopo qualche minuto che il posto su cui ero seduta non era più come prima; qualcosa non andava.
Provai a muovere il culetto con disinvoltura… senza malizia.
Capii dell'erezione di Giorgio in quel preciso momento; il mio spostamento aveva causato una contrazione, certamente involontaria, del suo muscolo, che ora premeva proprio tra le mie natiche. Avrei dovuto alzarmi, fingere di andare a prendere da bere, sedermi altrove, e invece…
Invece il gioco mi eccitava: una ragazzina di 18 anni che, senza far nulla, riesce ad eccitare un uomo che ha più del doppio della sua età. Spostai ancora una volta il culetto e non ebbi dubbi: Giorgio era evidentemente eccitato; sentivo il suo respiro caldo dietro di me, ed ero sicura che la sua attenzione per la partita era decisamente calata. La serata cominciava a prendere una piega divertente, ero diventata più importante di una finale mondiale con l'Italia protagonista.

Con un movimento molto naturale scostai la gonnellina leggera che mi copriva le gambe, e mi trovai il culetto a contatto direttamente con la pelle calda e sudata delle sue gambeche mi bagnava il retro delle cosce. Ora le mie mutandine erano perfettamente incollate ai suoi pantaloncini.
Feci qualche altro movimento dimenando il culetto leggermente, inarcando un po' la schiena e sbuffando, fingendomi annoiata e all’oscuro di quello che stava succedendo, come una perfetta educanda, una ragazzina che ancora a certe cose non ci pensa. Ma non potevo non accorgermi che anche lui seguiva i miei movimenti lenti e appena percettibili, spingendo il suo muscolo con ritmo sussultorio, ed ora per niente involontario, contro le mie mutandine.
Mi stavo bagnando dall'eccitazione e i colpetti ritmici di Giorgio stavano sortendo un effetto del tutto imprevisto: le mie mutandine, ormai umide, si stavano facendo strada tra le labbra della mia patatina. Agevolai la cosa spostando il culetto un paio di volte a destra e a sinistra; i suoi pantaloncini erano diventati ormai un paio di shorts aderenti e umidicci.
Poi un urlo interruppe l'estasi. "Goooool!!!" Abbracci, baci, «dammi il cinque».
Mi alzai giusto quel poco che potesse permettermi di assumere un comportamento normale, sistemarmi le mutandine e riaccomodarmi come prima sulle calde gambe di Giorgio.

Ma la giornata riservava ancora sorprese. Dopo la rete dell'Italia ormai nessuno faceva più caso a nulla, troppo presi dall'impresa di una nazionale eroica, complice di un gioco che si svolgeva, a più di mille chilometri di distanza, tra una ragazzina e un uomo maturo.
Quando mi sedetti nuovamente notai qualcosa di diverso, come un nuovo calore tra le mie mutandine.
Poi capii.
Giorgio, nella confusione causata dal gol, aveva avuto il tempo di sbottonare e divaricare leggermente i suoi bermuda, e sedendomi sopra di lui sentii premere il suo pene, che fino ad allora avevo solo immaginato, sulla mia patatina, ora in modo molto più evidente.

Ricominciò la partita e, nello stesso momento, anche il nostro gioco. Ricominciai a muovere il culetto strofinando le mie mutandine bagnate sul suo pene che ora era diventato enorme; lo stavo masturbando e nessuno se ne accorgeva: niente sarebbe stato più eccitante.
Nel movimento delle natiche le mutandine si spostarono di nuovo, ed ora il migliore amico di mio padre strofinava lentamente, ma con forza, il suo pene direttamente contro la mia parte più intima… nascosti dalla mia gonnellina che copriva le mie gambe e ciò che stava avvenendo sotto.
Sarebbe bastato un piccolo movimento di fianchi per lasciare che il maturo sesso di Giorgio si insinuasse tra le mie giovani carni rosa.

Provai… a muovermi un po' di più salendo sul suo pene e scendendo verso le sue gambe, masturbandolo con le labbra della mia patatina, poi lui decise che era il momento di entrare dentro di me.
Tirò indietro il bacino nel momento in cui io ero sul punto più alto del suo pene e quando cominciai a scendere, spinse forte e scivolò dentro, facilitato dagli umori che il mio sesso aveva prodotto in abbondanza.
Entrò tutto, completamente inaspettato; strinsi i denti per non gridare dal piacere… poi incominciò a muovermi sopra di se, ruotandomi il sedere sul suo bacino e dando piccoli colpetti di addome e di muscolo all'interno della mia patatina.
Godetti in silenzio, con gli occhi chiusi, cercando di soffocare i miei gemiti, quasi in apnea… la televisione era ormai soltanto un brusìo di voci, un caleidoscopio di colori, un viaggio psichedelico che mi portava ben lontano da una banalissima finale dei campionati del mondo.

Si avvicinò al mio orecchio in un momento particolarmente concitato dell'incontro.
"Alzati, Chiaretta…" disse.
Capii che il suo momento stava arrivando; mi alzai lentamente, giusto in tempo per ricevere sulle mie cosce il suo caldo getto, così diverso da quello del ragazzo con cui stavo.
"Vado in bagno…" dissi con un filo di voce, ma nessuno sembrò sentirmi.
Mi addormentai nella mia cameretta mezz'ora dopo; sentivo ancora la voce dello speaker nel salotto…

Mio padre mi svegliò quando stava andando a dormire.
"Sei scappata prima della fine dell'incontro; siamo campioni del mondo, amore…".
"Davvero?".
"Eh già… 3 a 1, una partita memorabile, potrai raccontarlo ai tuoi figli un giorno…".
"I vostri amici se ne sono già andati?".
"Si, proprio ora… Giorgio voleva salutarti, ma gli ho detto che dormivi…! Ah… ci ha invitati a pranzo domani, per festeggiare la vittoria; ma se ti devi vedere con Luca non preoccuparti…tanto sarà una di quelle noiose giornate da grandi…".
"Non ti preoccupare papà, non è un problema… mi fa piacere venire, davvero… magari ci vado un po' prima, con la mamma, così aiutiamo Rosanna a cucinare; che ne dici?".
"Dico che ho una figlia meravigliosa…".
"Anche tu lo sei papà…! Buonanotte".
"Buonanotte amore…".
Richiuse la porta della stanza e mi riaddormentai con il suo nome sulle labbra…

Buonanotte, Giorgio…

Mi divertono gli uomini che si raccontano al bar. Alle volte ascolto i loro discorsi da dietro un libro sorseggiando una cioccolata calda; altre volte mi soffermo sui loro sguardi divertiti ed ingenui mentre boccheggiano una sigaretta e prendono l'aperitivo del dopolavoro con le mani ancora sporche. Ma la cosa che più mi incuriosisce è ascoltare i loro stralci di vita impregnata di sesso sperato ma mai consumato, e di calcio guardato ma mai giocato. Alle volte vorrei unirmi a loro e raccontargli quel momento della mia vita, che certamente potrebbe interessarli perchè intriso di sesso e di calcio…
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scritto il
2024-08-08
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