Giulia e lo sconosciuto del bus
di
Lokrost
genere
dominazione
Se un film proiettasse scene di vita di tutti i giorni, suppongo che chiunque, dopo poco tempo, si annoierebbe. I film trattano di scene al limite, talvolta assurde e surreali in quanto chi li guarda, deve sentirsi coinvolto, deve sognare e deve provare emozioni forti.
Quello che vi propongo è il racconto di una ragazza che durante la sua vacanza, si trova incuriosita da uno sconosciuto particolarmente invadente e che la porterà a fare cose assurde, tanto quanto assurdo è il godimento che ne trae ogni volta.
Ho deciso di rivisitare il mio racconto precedentemente pubblicato altrove, ma ora sparito.
Come al solito per commenti, critiche o altro, la mia mail : lokrost@mail.com
Primo Capitolo
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Giulia, ribelle, caotica, indisciplinata e sognatrice è la figlia maggiore di una famiglia benestante del nord Italia.
Ha 21 anni e stranamente frequenta l'università consigliata dai suoi genitori.
Porta a casa sempre ottimi voti, fin da quand'era piccola, studia molto ed anche se fino alla quinta superiore ha sempre avuto una condotta molto negativa, ora sembra essersi tranquillizzata, almeno in ambito universitario.
Non è mai stata bocciata, ma in direzione aveva quasi ogni mese un motivo valido per subire qualche dura ramanzina.
Dati i meritevoli voti e la voglia di studiare, raggiunta la maggior età, i suoi genitori le concedono ogni estate, due mesi di vacanza premio nella loro casa estiva, situata in un piccolo paesino marittimo. Un posto tranquillo, per niente caotico, in cui Giulia si dedica allo studio con pause rilassanti al mare.
A differenza di quanto si può pensare, Giulia è una ragazza molto solitaria ed anche se le piace uscire con gli amici, dedica molto tempo della sua vita per sé stessa.
Proprio qui, al mare, Giulia lo reputa quasi un rifugio dove poter aprire la sua anima liberamente e quando arriva in spiaggia, per lei è l'apoteosi dei sensi.
Per i primi due anni ha frequentato spiagge a pagamento in cui pur essendo da sola, tutte quelle persone attorno le creavano quasi fastidio. Per non parlare degli sguardi dei ragazzi, di chi si avvicinava per chiederle qualcosa pur di poter attaccar bottone e poi, vabbè, la lista è troppo lunga.
Ma finalmente, l'anno scorso, passeggiando ha scoperto questa piccola insenatura tra le rocce, posta ai margini di una fitta boscaglia.
Aveva camminato molto prima di trovarla, ma ben presto, scoperto un piccolo sentiero, in pochi minuti di cammino riesce a raggiungere facilmente la strada in cui passano gli autobus.
Giulia si rende conto di essere molto distante da casa. In autobus, tra il traffico estivo e le molteplici fermate, ci vogliono circa 40 minuti per raggiungere il paesino dove abita, eppure, ogni volta che mette piede in quel luogo, dopo aver chiuso gli occhi e preso un gran respiro, si sente finalmente libera da tutto e da tutti.
Così, nei giorni più soleggiati, dopo aver raggiunto il centro del paese con un piccolo bus, sale su un altro che la porterà nel suo piccolo paradiso.
Il luogo ormai lo conosce molto bene ed a parte qualche coppia di nudisti che è solita frequentare quel posto, non ha mai trovato malintenzionati o gente che venga a disturbarla.
Grazie proprio a questa notevole privacy, già da metà vacanza dell'anno scorso, ha deciso di cambiare i suoi vestiti direttamente sul posto.
Dopo una scrupolosa ricerca, ha trovato un piccolo passaggio che la porta tra dei fitti cespugli che la rendono totalmente nascosta da sguardi indiscreti. In questo luogo Giulia riesce a sentirsi abbastanza nascosta da potersi cambiare integralmente e addirittura, come fosse il suo camerino personale, lasciare i suoi indumenti per poi indossare uno dei trentadue nuovi bikini che ha comprato per questa stagione. Su quest'ultimi, non si è affatto risparmiata e scelti con cura, ne ha presi dai più "casti" a quelli più "sgambati", per non dire addirittura "minimali" che sul suo prorompente fisico, non la fanno passare per niente inosservata.
Quando raggiunge la spiaggia così "svestita", si sente finalmente in pace, stende l'asciugamano in terra e si tuffa subito in acqua. I pochi e soliti avventori non le pesano affatto, in quanto quasi non si accorgono della sua silenziosa presenza anche quando si presenta con i bikini più "ridotti".
Passa così la giornata tra sole e acqua, nel silenzio spezzato solo dalle onde che si infrangono sugli scogli poco distanti e poi, quando inizia a imbrunire, ritorna nel suo "camerino" dove si spoglia, si asciuga e indossati abiti leggeri, ripone quelli bagnati in una piccola borsetta prima di dirigersi alla fermata del bus.
Giunta in strada, seduta sulla panchina, qualcosa in lei inizia ad agitarsi.
Sono ormai due settimane che Giulia sente questi tremolii prima che arrivi l'autobus.
Quando lo sente giungere, quando lo sente rallentare ed infine fermare, le manca il fiato.
Quando le porte si aprono di fronte a lei, quasi le manca la salivazione, quasi non riesce a salutare l'autista ed una volta salita, trovandosi di fronte il lungo corridoio, quei due occhi invadenti li sente subito puntati su di lei.
Non ha quasi mai il coraggio di guardarlo in viso, eppure lo vede, anzi, prima di vederlo lo sente che la sta fissando.
Aveva quasi pensato di prendere un altro autobus, ma il prossimo è troppo tardi e non troverebbe la coincidenza per il successivo che la riporta a casa. Per non parlare del precedente, 14.10 del pomeriggio, proprio quando il sole è più caldo e lei sguazza nell'acqua più calda della giornata.
Quei due occhi non si staccano da lei fino a quando non trova un posto a sedere, per non parlare di quando il mezzo è affollato e si deve inoltrare sempre di più in quel lungo corridoio.
Più si avvicina e più si sente avvolta, penetrata e soggiogata da quello sguardo.
Lo sente con forza puntato prima sui seni, poi sulle cosce e quando infine si gira, quasi freme mentre sente tutta l'attenzione rivolta al suo culo.
Quell'uomo, certamente più grande di lei almeno dieci anni se non di più, tutti i giorni in cui prende l'autobus è lì ad aspettarla. Sempre seduto nell'ultima fila al posto centrale, è sempre con lo sguardo fisso su di lei da quando sale da sola a quando scendono entrambi alla stessa fermata.
I primi tempi, Giulia ha provato ripetutamente a fulminarlo con gli occhi, ma di tutta risposta, lo sguardo dell'uomo si è fatto più duro, talmente tanto da impaurirla quasi.
Quando i due però scendono, come per incanto tutto finisce.
Non ha mai avuto il coraggio di voltarsi a guardare in che direzione vada quell'uomo e quasi di corsa, raggiunge l'altro lato della strada dove dopo pochi minuti giungerà il bus per casa sua.
Un giorno però cambia tutto.
Tornata dalla spiaggia, sale sull'autobus e quasi si spaventa vedendo tutti i posti occupati dai ragazzini di una colonia estiva.
Anche questa volta, sente gli occhi puntati su di lei ma al solito posto che occupa l'uomo questa volta ci sono due ragazzini che stanno giocando. Solo guardando meglio, verso metà corridoio nota un posto libero e quando lo raggiunge, nel posto affianco il finestrino che da lontano era coperto dai ragazzini in piedi sui sedili anteriori, trova l'uomo che quasi impassibile è lì a fissarla.
Nell'imbarazzo più completo, rossa in volto e per non dare sospetto ai restanti, se pur pochi viaggiatori adulti, quasi a fatica, riesce a sputare poche e rapide parole.
- Qui è libero? Posso? -
- Ma certo bella moretta! siediti pure! - afferma l'uomo senza smettere di fissarla morbosamente e sorridendo con uno sguardo da vero porco, volta addirittura il busto verso di lei come per poter guardare meglio quando si dovrà sedere.
Giulia a questo punto, si sarebbe aspettata la reazione più ovvia in cui l'uomo parte alla carica. Si aspettava che iniziasse a importunarla o addirittura a toccarla e invece, niente di tutto questo accade.
L'uomo se ne sta lì fermo, senza mai toglierle gli occhi di dosso nemmeno per un secondo.
Giulia sente quello sguardo scavare nella scollatura, lo sente in viso, sulle labbra e poi tra le cosce tanto da credere siano spalancate anche quando sono strette tra loro.
Dopo circa 40 minuti, i suoi pensieri vengono distratti, la loro fermata è prossima ed appena si alza mostrando così il culo fasciato da sottili e attillati shorts rosa, quasi ha un mancamento alle parole che sente uscire dalla bocca dell'uomo.
Alzato a sua volta, dopo essersi posizionato repentinamente alle sue spalle ed aver avvicinato il volto al suo orecchio, dice una sola frase.
- Anche oggi hai un bel perizoma? - domanda quasi sottovoce, ma con tono di chi ne ha la certezza.
Giulia vuole quasi scappare e frettolosamente raggiunge l'uscita con il cuore che batte all'impazzata.
In pochi istanti si trova già dalla parte opposta della strada e quando vede il pullman ripartire, dietro a esso compare l'uomo, fermo e sorridente che la continua a fissare senza ritegno.
Tutte queste attenzioni la impauriscono da un lato, ma dall'altro la incuriosiscono.
- Chi è quest'uomo? Perché guarda solo me in questo modo? Quanti pensieri porci ha per la testa? -
Sono solo alcune delle domande che le frullano in mente fino quando arriva il bus della coincidenza.
Salita sul mezzo, cerca nuovamente quella presenza guardando il lato opposto della strada, ma questa volta non trova nessuno a fissarla.
Arrivata a casa, finalmente si riesce a calmare, si spoglia e buttandosi sotto la doccia si libera dalla salsedine del mare.
Indossato l'accappatoio si dirige in cucina, non mangia quasi niente e dopo essersi seduta sul divano, mentre guarda distrattamente un film si asciuga lentamente i capelli con un piccolo asciugamano.
Immersa nei pensieri spegne la televisione, si alza in piedi slacciando l'accappatoio e con un leggero movimento di spalle lo lascia cadere in terra. Nuda e scalza, raggiunge il frigo, beve un sorso di birra e dopo averla posata sul tavolo, decide di andare a letto.
I sogni si susseguono, uno dopo l'altro, uno più sfocato dell'altro ma sempre con la figura di quell’uomo presente.
La mattina arriva prima del previsto, Giulia pensa di aver dormito solo poche ore, ma quando guarda l'orologio, si accorge di averne dormite più di nove.
La fame dovuta alla cena leggera ora si fa sentire ed in pochi minuti, saltellando sempre nuda per casa, prende d'assalto il frigorifero.
Mentre divora letteralmente il ricco banchetto che si è preparata, guarda fuori dalla finestra e nota che anche oggi è una giornata splendida e ben soleggiata.
Si domanda se andando in spiaggia, anche questa sera troverà l'uomo ad attenderla in autobus.
Non ci vuole pensare oltre.
Tra dieci minuti un pullman passa sotto casa sua.
Quasi di corsa si fionda nell'armadio, prende il primo bikini che trova, vede solo che è nero ma non sa quanto sia ridotto o abbondante. Rapidamente indossa un perizoma anch'esso nero, un paio di shorts bianchi ed attillati come quelli del giorno precedente, un reggiseno a fascia di colore bianco e una canotta grigia.
Deve fare in fretta, prende la borsetta dove infila il bikini e l'asciugamano, si butta in un paio di infradito, esce quasi di corsa da casa, fa scattare due volte la serratura e le chiavi le nasconde sotto il vaso di rose.
Giusto in tempo, appena esce dal cancelletto arriva il bus.
Da molto tempo ha deciso di non portare con sé il cellulare e preferisce lasciarlo in casa assieme al suo portafogli. Solo l’abbonamento del bus e un piccolo biglietto con il suo numero di telefono sono all’interno della borsetta. In questo modo, pensa di poter essere più serena in spiaggia e anche se si addormenta, non ha il timore che qualcuno la possa derubare.
Giunta alla successiva fermata però, qualcosa non va.
Sono più di trenta minuti che Giulia attende il bus per la spiaggia, non capisce del perché di questo esagerato ritardo, oltre del perché alla fermata non ci sia nessuno. Non è possibile che sia già passato in quanto è solita attenderlo anche per parecchio tempo.
Sta quasi per decidere di attraversare la strada ed attendere il bus che la riporta a casa, quando in lontananza vede arrivare quello che stava aspettando.
Salita a bordo, i quaranta minuti di strada passano rapidamente.
Una volta scesa, raggiunge il suo "camerino" improvvisato tra i fitti cespugli, si spoglia piegando con cura i propri abiti e riponendoli su un piccolo tronco. Con calma apre la borsetta ed estratto il bikini, un po’ di rossore si presenta sul suo volto.
Nella fretta per uscire di casa, nota solo ora di aver preso quello più ridotto se non addirittura "minimale".
L'ultima conferma, infatti, la trova guardandosi dopo aver indossato quei due pezzi di stoffa nera.
La mutandina, se così si può chiamare, non è altro che un sottilissimo filo che percorre la circonferenza vita, si infila perdendosi tra le chiappe e si ricongiunge all'altezza della passera che viene coperta da un ridottissimo triangolino di stoffa lucida.
Il reggiseno invece, non trattiene ne sostiene la sua quarta abbondante ed anch'esso composto da sottilissimi fili che fanno le veci delle bretelline, trattengono all'altezza dei capezzoli, due triangolini tanto grandi quanto quello posto sulla passera.
Estrae dal sacchetto l'asciugamano e dopo aver preso un grosso respiro, mentre un brivido le percorre la schiena si decide a raggiungere la spiaggia.
Questo microscopico costume l'aveva preso in realtà per abbronzarsi nel giardino di casa, fuori da qualsiasi sguardo indesiderato, ma ora, quasi le viene da ridere mentre mette piede sulla sabbia calda che precede l'acqua. In un certo senso è curiosa di vedere gli sguardi dei soliti avventori e soprattutto la sensazione che prova le è nuova.
Per fortuna, nessuno all'orizzonte. Anche se, sotto sotto si sente quasi delusa.
Con calma stende l'asciugamano sulla sabbia e dopo un altro sguardo perlustrativo, quasi di corsa decide di buttarsi in acqua.
Nuotando, l'acqua che le scorre lungo il corpo la fa sentire nuda, come se non indossasse nulla. Si diverte a lungo, fa l'apnea, le giravolte e poi lunghe nuotate. Quando si sente finalmente soddisfatta, decide di tornare in spiaggia a prendere il sole e raggiunto il suo asciugamano, si stende subito a pancia in giù.
Il forte sole la rosola, più volte si gira supina per cercare refrigerio e poi, dopo almeno due ore, si alza per un nuovo tuffo.
Proprio quando sta per dirigersi nell'acqua, dei rumori dal bosco la allertano.
Si volta di scatto per controllare con lo sguardo, attende qualche minuto in silenzio ma i rumori non si sentono più. Decisa quindi, torna verso l'acqua e dopo essersi tuffata dimentica l'accaduto con una vigorosa nuotata.
Passa molto tempo in acqua, fino a quando, un tuono molto forte la distrae.
Guardando verso il bosco, in lontananza vede grosse nubi nere venire nella sua direzione che prima non poteva notare a causa dagli alti alberi.
Rapidamente esce e raggiunto l'asciugamano lo prende quasi di corsa e mentre si asciuga, si dirige verso il suo camerino tra i cespugli.
Giulia ha sempre avuto timore a sostare in un bosco durante il temporale, dell'acqua non si preoccupa molto, quanto invece dei fulmini che potrebbero colpire vicino a lei. Si decide così a cambiarsi rapidamente, toglie lo striminzito costume e dopo una più approfondita asciugata del corpo, indossa i suoi abiti.
Ancora una volta correndo, percorre a ritroso il sentiero fino a raggiungere la strada. Qui si sente più tranquilla e dopo essersi posizionata affianco la palina della fermata , essendo in anticipo rispetto il solito, si mette ad attendere l'autobus che arriverà tra mezzora circa.
Come all'andata, anche questa volta il pullman inizia ad accumulare ritardo mentre il temporale si avvicina minaccioso.
Le prime grosse gocce iniziano a cadere dopo dieci minuti di ritardo del bus.
A quindici minuti piove ormai senza sosta iniziando così a inzuppare gli abiti di Giulia che non conosce un riparo dove proteggersi.
A venti minuti la pioggia è diventata un vero e proprio nubifragio, come fossero secchiate, Giulia è ormai totalmente fradicia con i vestiti zuppi e addirittura la borsetta che tracima acqua.
Dopo ben trenta minuti di ritardo, il pullman finalmente arriva.
Infuriata, sale frettolosamente e senza salutare di proposito l'autista, si inoltra nel lungo corridoio.
Solo ora, tutta gocciolante e fradicia, mentre cammina, inizia a focalizzare cosa stia succedendo.
Quasi come un pugno nello stomaco si rende conto che anche oggi la colonia di ragazzi ha deciso di fare una gita ed anche oggi, l'unico posto libero è affianco allo sconosciuto che la sta fissando quasi morbosamente.
I ragazzini oggi urlano in un modo quasi assordante, forse complice la pioggia battente che rumoreggia sul tetto dell'autobus o forse le grosse ruote turbinanti nel manto d'acqua che copre l'asfalto, sta di fatto che qualunque tipo di conversazione sarebbe praticamente impossibile.
Impossibile per tutti, a parte l'uomo nel seggiolino affianco a quello in cui si siede.
Senza nemmeno darle il tempo di sistemarsi, con il volto si avvicina al suo orecchio coperto dai lunghi capelli bagnati e con le sue parole, ancora una volta le toglie il fiato.
- Ora che sei tutta bagnata, devo dire che hai un fisico da infarto. Poi.... quel perizoma nero sotto i tuoi pantaloncini tutti bagnati mi fa impazzire ancora più del solito. -
Giulia non ha il coraggio di replicare, non riesce nemmeno a girarsi verso l'uomo, eppure, complice i vestiti che ora le saranno letteralmente incollati al corpo, non accenna manco ad alzarsi per allontanarsi in qualche fila più avanti.
Passano diversi minuti in cui si sente letteralmente pietrificata. Con gli occhi socchiusi, il respiro ridotto e le mani che stringono con forza i braccioli, non osa muovere nemmeno un muscolo mentre si sente ispezionata dallo sguardo di quello sconosciuto.
Ad un tratto però, la sua condizione, sembra dare coraggio all'uomo che ancora una volta si avvicina all’orecchio.
- Oggi sono proprio fortunato, con la lavata che ti sei presa mi posso godere anche le tue belle tettone. Hai i capezzoli che tra un po’ bucano la magliettina. Che belli! -
Giulia abbassa lo sguardo sui suoi seni mentre li raggiunge anche con le mani. Pochi istanti bastano per spalancare gli occhi e la bocca rendendosi conto che i vestiti zuppi oltre al reggiseno a fascia, mostrano palesemente quanto duri siano diventati i suoi capezzoli.
Prova con le mani a sistemarsi la maglietta e a premere sui seni, ma sembra solo di peggiorare la situazione e ci rinuncia tornando a posare le mani sui braccioli.
- Brava, lascia che mi godo la vista. Non mi capitava da parecchio di conoscere una femmina provocante come te -
Un brivido uguale a quello nel bosco, percorre nuovamente la schiena di Giulia e come fosse la carica che le serviva, alza il volto e con l'intento di fulminarlo, va ad incontrare il suo sguardo.
Appena gli occhi si incrociano, qualcosa però non va come previsto ed è l'uomo a fulminare lei.
A questo punto, l’uomo capisce di poter giocare e senza remore ridacchia rumorosamente.
Si sente sempre più imbarazzata, si guarda intorno, ma nessuno sembra aver notato loro o addirittura le loro conversazioni. Nella folla di quel pullman è come fosse da sola con lui.
Per il resto del viaggio non è più successo nulla tra i due anche se l’uomo non smette di fissarla e quando la loro fermata è prossima, Giulia si alza rapidamente e senza voltarsi raggiunge le porte di uscita.
Hai il cuore che batte a mille quando il mezzo si ferma e finalmente si sente come liberata da un peso enorme nel momento in cui poggia piede sul marciapiede.
Qui per fortuna non piove più e con i vestiti ancora zuppi, inizia a sentire fresco mentre attraversa la strada.
L'uomo è sparito e anche quando il pullman riparte, non c'è nessuno dietro ad attendere di poterla guardare ancora.
Probabilmente, questo succede perché è tardi ed in effetti, guardando l'orologio luminoso della farmacia posta dietro di lei, si rende conto che il pullman per casa sua è già passato e fino a domattina non ne passeranno più.
Impreca diverse volte e rendendosi conto di dover fare più di 6 km a piedi, si incammina contro voglia verso casa, quando, nemmeno il tempo di fare dieci passi e una macchina suonando il clacson rallenta fino a fermarsi di fianco a lei.
- Ehi moretta! Ti serve un passaggio? -
Quella voce la riconosce immediatamente ed appena guarda dentro l'abitacolo, si rende conto che si tratta dello sconosciuto del bus.
Non sa quasi perché lo stia facendo e dandosi dell'idiota, senza dire mezza parola, apre la portiera salendo subito in auto.
Appena rinchiusa nell'abitacolo l'uomo raggiunge con una mano il riscaldamento, lo attiva e dopo aver ruotato la manopola del calore verso il rosso, innesta la marcia ma rimane fermo.
- Sei di poche parole. Però hai deciso di salire in auto. Sei sicura di cosa stai facendo? -
Giulia non risponde, ma rivolto lo sguardo verso di lui in pochi istanti si sente esageratamente imbarazzata e fa solo un cenno di assenso con il volto.
L’uomo sorride fissandola volgarmente per poi finalmente partire.
- Prima avevo ragione a dire che sono fortunato. Oggi ho ancora più tempo per godermi la tua presenza. -
La ragazza non risponde ancora, ma prova a fissarlo per capire le sue intenzioni e appena gli sguardi si incrociano, il suo è troppo carico di bramosia da riuscire a sostenere.
Al suo segno di evidente sconfitta, l'uomo torna alla carica facendola sprofondare ancora di più nell'imbarazzo.
- Certo che sei davvero figa - Afferma sospirando rumorosamente.
- Hai delle tettone da infarto e un culo.. – sospira prima di proseguire - parla da solo per quanto è tondo e perfetto. - afferma ancora sorridendo.
A Giulia manca il respiro, non sa se aprire la porta e buttarsi dall'auto in corsa o cos'altro fare.
L'uomo a questo punto, notando che non ci sono reazioni, decide aumentare la dose.
- Ma fai la modella? Ballerina? Hai un viso davvero bello e poi quelle labbra carnose...... – lascia la frase in sospeso rallentando leggermente con l’auto per poterla fissare meglio.
- Con i vestitini che ti metti, non riesco a smettere di immaginarti tutta nuda…mi stai facendo impazzire.. - sospira molto rumorosamente prima di tornare a guardare la strada.
Nell'imbarazzo più completo, quasi con i sudori alle tempie, in un barlume di lucidità si rende conto che l'auto ha imboccato una strada sbagliata e con fatica, lo avverte.
- S... scusa... Guarda che hai sbagliato, dovevi svoltare a sinistra. -
L'uomo sorride e rallenta repentinamente l'auto.
- Ma allora parli ogni tanto! Nessun problema bella moretta, torniamo subito indietro. -
In breve il viaggio riprende nella giusta direzione e dopo qualche svolta, sotto le indicazioni di Giulia, l'uomo la porta rapidamente di fronte casa.
- Gra... Grazie mille, sono in debito con te -
Come fosse un rito, ad ogni passaggio che le viene dato, come se avesse acceso un disco, ripete sempre a tutti questa frase prima di salutare. Bastano però pochi istanti per rendersi conto che forse, con lui era meglio non usare queste parole, soprattutto per il fatto di non riuscire a sostenere nemmeno lo sguardo da tanto imbarazzo che prova.
- Non ti preoccupare bella morettina. Presto ti darò modo di sdebitarti. - risponde con un sorriso perfido stampato in volto.
Rossa come un peperone, Giulia si alza e mentre esce dall'auto, un'altra frase la stende nuovamente.
- Guardare il tuo culo è come guardare un’opera d’arte! Mi ci perderei volentieri con la lingua in quelle belle chiappe! -
Chiude la porta assieme agli occhi ed appena l'auto riparte, un mancamento la fa letteralmente crollare a terra, in ginocchio a riprendere fiato.
Fa freddo, i suoi vestiti sono ancora umidi, i capezzoli quasi cercano di perforare il tessuto e poi muovendo le cosce, sente di essere troppo bagnata perché sia solo acqua. Quando poi raggiunge la porta di casa, dopo aver recuperato le chiavi dal nascondiglio, una smorfia di terrore prende possesso del suo volto.
In pochi istanti si rende conto di non avere con sé la borsetta contenente l'asciugamano e quel maledetto costumino striminzito. Altrettanto rapidamente, capisce di averlo dimenticato nell'auto dell'uomo e se domani ci sarà nuovamente il sole alto nel cielo, capisce che dovrà andare in spiaggia. Il terrore, essendo questo un perfetto sconosciuto, la convince che la sera potrebbe ritrovarselo qui, a casa, per reclamarla.
Con questi pensieri che le affollano la testa, arrivata in bagno si spoglia con fatica visto che tutti i vestiti le sono letteralmente appiccicati addosso.
L'acqua della doccia è calda al punto giusto, il vapore che esce dalla cabina piano piano appanna lo specchio posto sopra il lavandino dove Giulia si sta guardando. Nuda, immobile, con le mani puntate sul lavabo e gli occhi nello specchio, è come fosse in una specie di trans. Dopo parecchi minuti si decide ad entrare nella doccia e finalmente ritrovata un po’ di lucidità, con molta calma riesce a lavarsi.
Quando si sente del tutto rilassata, chiude l'acqua ed aperte le ante di vetro, si sporge a prendere l'accappatoio. Tutta accaldata, forse per via della pioggia presa poco prima, dopo essersi asciugata frettolosamente, decide di lasciare i capelli bagnati ed appeso l'asciugamano, si dirige nuda in cucina.
A differenza della sera precedente, questa volta il pasto che segue è ricco e sostanzioso. Non si fa mancare nulla, nemmeno la frutta e il dolce che abbina ad un buon vino.
Con la pancia piena, assonnata e piena di pensieri, si lascia cadere sul grosso divano ed accesa la televisione, inizia a fare zapping tra decine di canali. Non passano nemmeno dieci minuti e si addormenta rannicchiata con la testa poggiata su un bracciolo mentre la pioggia battente si fa ancora sentire all’esterno.
Quello che vi propongo è il racconto di una ragazza che durante la sua vacanza, si trova incuriosita da uno sconosciuto particolarmente invadente e che la porterà a fare cose assurde, tanto quanto assurdo è il godimento che ne trae ogni volta.
Ho deciso di rivisitare il mio racconto precedentemente pubblicato altrove, ma ora sparito.
Come al solito per commenti, critiche o altro, la mia mail : lokrost@mail.com
Primo Capitolo
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Giulia, ribelle, caotica, indisciplinata e sognatrice è la figlia maggiore di una famiglia benestante del nord Italia.
Ha 21 anni e stranamente frequenta l'università consigliata dai suoi genitori.
Porta a casa sempre ottimi voti, fin da quand'era piccola, studia molto ed anche se fino alla quinta superiore ha sempre avuto una condotta molto negativa, ora sembra essersi tranquillizzata, almeno in ambito universitario.
Non è mai stata bocciata, ma in direzione aveva quasi ogni mese un motivo valido per subire qualche dura ramanzina.
Dati i meritevoli voti e la voglia di studiare, raggiunta la maggior età, i suoi genitori le concedono ogni estate, due mesi di vacanza premio nella loro casa estiva, situata in un piccolo paesino marittimo. Un posto tranquillo, per niente caotico, in cui Giulia si dedica allo studio con pause rilassanti al mare.
A differenza di quanto si può pensare, Giulia è una ragazza molto solitaria ed anche se le piace uscire con gli amici, dedica molto tempo della sua vita per sé stessa.
Proprio qui, al mare, Giulia lo reputa quasi un rifugio dove poter aprire la sua anima liberamente e quando arriva in spiaggia, per lei è l'apoteosi dei sensi.
Per i primi due anni ha frequentato spiagge a pagamento in cui pur essendo da sola, tutte quelle persone attorno le creavano quasi fastidio. Per non parlare degli sguardi dei ragazzi, di chi si avvicinava per chiederle qualcosa pur di poter attaccar bottone e poi, vabbè, la lista è troppo lunga.
Ma finalmente, l'anno scorso, passeggiando ha scoperto questa piccola insenatura tra le rocce, posta ai margini di una fitta boscaglia.
Aveva camminato molto prima di trovarla, ma ben presto, scoperto un piccolo sentiero, in pochi minuti di cammino riesce a raggiungere facilmente la strada in cui passano gli autobus.
Giulia si rende conto di essere molto distante da casa. In autobus, tra il traffico estivo e le molteplici fermate, ci vogliono circa 40 minuti per raggiungere il paesino dove abita, eppure, ogni volta che mette piede in quel luogo, dopo aver chiuso gli occhi e preso un gran respiro, si sente finalmente libera da tutto e da tutti.
Così, nei giorni più soleggiati, dopo aver raggiunto il centro del paese con un piccolo bus, sale su un altro che la porterà nel suo piccolo paradiso.
Il luogo ormai lo conosce molto bene ed a parte qualche coppia di nudisti che è solita frequentare quel posto, non ha mai trovato malintenzionati o gente che venga a disturbarla.
Grazie proprio a questa notevole privacy, già da metà vacanza dell'anno scorso, ha deciso di cambiare i suoi vestiti direttamente sul posto.
Dopo una scrupolosa ricerca, ha trovato un piccolo passaggio che la porta tra dei fitti cespugli che la rendono totalmente nascosta da sguardi indiscreti. In questo luogo Giulia riesce a sentirsi abbastanza nascosta da potersi cambiare integralmente e addirittura, come fosse il suo camerino personale, lasciare i suoi indumenti per poi indossare uno dei trentadue nuovi bikini che ha comprato per questa stagione. Su quest'ultimi, non si è affatto risparmiata e scelti con cura, ne ha presi dai più "casti" a quelli più "sgambati", per non dire addirittura "minimali" che sul suo prorompente fisico, non la fanno passare per niente inosservata.
Quando raggiunge la spiaggia così "svestita", si sente finalmente in pace, stende l'asciugamano in terra e si tuffa subito in acqua. I pochi e soliti avventori non le pesano affatto, in quanto quasi non si accorgono della sua silenziosa presenza anche quando si presenta con i bikini più "ridotti".
Passa così la giornata tra sole e acqua, nel silenzio spezzato solo dalle onde che si infrangono sugli scogli poco distanti e poi, quando inizia a imbrunire, ritorna nel suo "camerino" dove si spoglia, si asciuga e indossati abiti leggeri, ripone quelli bagnati in una piccola borsetta prima di dirigersi alla fermata del bus.
Giunta in strada, seduta sulla panchina, qualcosa in lei inizia ad agitarsi.
Sono ormai due settimane che Giulia sente questi tremolii prima che arrivi l'autobus.
Quando lo sente giungere, quando lo sente rallentare ed infine fermare, le manca il fiato.
Quando le porte si aprono di fronte a lei, quasi le manca la salivazione, quasi non riesce a salutare l'autista ed una volta salita, trovandosi di fronte il lungo corridoio, quei due occhi invadenti li sente subito puntati su di lei.
Non ha quasi mai il coraggio di guardarlo in viso, eppure lo vede, anzi, prima di vederlo lo sente che la sta fissando.
Aveva quasi pensato di prendere un altro autobus, ma il prossimo è troppo tardi e non troverebbe la coincidenza per il successivo che la riporta a casa. Per non parlare del precedente, 14.10 del pomeriggio, proprio quando il sole è più caldo e lei sguazza nell'acqua più calda della giornata.
Quei due occhi non si staccano da lei fino a quando non trova un posto a sedere, per non parlare di quando il mezzo è affollato e si deve inoltrare sempre di più in quel lungo corridoio.
Più si avvicina e più si sente avvolta, penetrata e soggiogata da quello sguardo.
Lo sente con forza puntato prima sui seni, poi sulle cosce e quando infine si gira, quasi freme mentre sente tutta l'attenzione rivolta al suo culo.
Quell'uomo, certamente più grande di lei almeno dieci anni se non di più, tutti i giorni in cui prende l'autobus è lì ad aspettarla. Sempre seduto nell'ultima fila al posto centrale, è sempre con lo sguardo fisso su di lei da quando sale da sola a quando scendono entrambi alla stessa fermata.
I primi tempi, Giulia ha provato ripetutamente a fulminarlo con gli occhi, ma di tutta risposta, lo sguardo dell'uomo si è fatto più duro, talmente tanto da impaurirla quasi.
Quando i due però scendono, come per incanto tutto finisce.
Non ha mai avuto il coraggio di voltarsi a guardare in che direzione vada quell'uomo e quasi di corsa, raggiunge l'altro lato della strada dove dopo pochi minuti giungerà il bus per casa sua.
Un giorno però cambia tutto.
Tornata dalla spiaggia, sale sull'autobus e quasi si spaventa vedendo tutti i posti occupati dai ragazzini di una colonia estiva.
Anche questa volta, sente gli occhi puntati su di lei ma al solito posto che occupa l'uomo questa volta ci sono due ragazzini che stanno giocando. Solo guardando meglio, verso metà corridoio nota un posto libero e quando lo raggiunge, nel posto affianco il finestrino che da lontano era coperto dai ragazzini in piedi sui sedili anteriori, trova l'uomo che quasi impassibile è lì a fissarla.
Nell'imbarazzo più completo, rossa in volto e per non dare sospetto ai restanti, se pur pochi viaggiatori adulti, quasi a fatica, riesce a sputare poche e rapide parole.
- Qui è libero? Posso? -
- Ma certo bella moretta! siediti pure! - afferma l'uomo senza smettere di fissarla morbosamente e sorridendo con uno sguardo da vero porco, volta addirittura il busto verso di lei come per poter guardare meglio quando si dovrà sedere.
Giulia a questo punto, si sarebbe aspettata la reazione più ovvia in cui l'uomo parte alla carica. Si aspettava che iniziasse a importunarla o addirittura a toccarla e invece, niente di tutto questo accade.
L'uomo se ne sta lì fermo, senza mai toglierle gli occhi di dosso nemmeno per un secondo.
Giulia sente quello sguardo scavare nella scollatura, lo sente in viso, sulle labbra e poi tra le cosce tanto da credere siano spalancate anche quando sono strette tra loro.
Dopo circa 40 minuti, i suoi pensieri vengono distratti, la loro fermata è prossima ed appena si alza mostrando così il culo fasciato da sottili e attillati shorts rosa, quasi ha un mancamento alle parole che sente uscire dalla bocca dell'uomo.
Alzato a sua volta, dopo essersi posizionato repentinamente alle sue spalle ed aver avvicinato il volto al suo orecchio, dice una sola frase.
- Anche oggi hai un bel perizoma? - domanda quasi sottovoce, ma con tono di chi ne ha la certezza.
Giulia vuole quasi scappare e frettolosamente raggiunge l'uscita con il cuore che batte all'impazzata.
In pochi istanti si trova già dalla parte opposta della strada e quando vede il pullman ripartire, dietro a esso compare l'uomo, fermo e sorridente che la continua a fissare senza ritegno.
Tutte queste attenzioni la impauriscono da un lato, ma dall'altro la incuriosiscono.
- Chi è quest'uomo? Perché guarda solo me in questo modo? Quanti pensieri porci ha per la testa? -
Sono solo alcune delle domande che le frullano in mente fino quando arriva il bus della coincidenza.
Salita sul mezzo, cerca nuovamente quella presenza guardando il lato opposto della strada, ma questa volta non trova nessuno a fissarla.
Arrivata a casa, finalmente si riesce a calmare, si spoglia e buttandosi sotto la doccia si libera dalla salsedine del mare.
Indossato l'accappatoio si dirige in cucina, non mangia quasi niente e dopo essersi seduta sul divano, mentre guarda distrattamente un film si asciuga lentamente i capelli con un piccolo asciugamano.
Immersa nei pensieri spegne la televisione, si alza in piedi slacciando l'accappatoio e con un leggero movimento di spalle lo lascia cadere in terra. Nuda e scalza, raggiunge il frigo, beve un sorso di birra e dopo averla posata sul tavolo, decide di andare a letto.
I sogni si susseguono, uno dopo l'altro, uno più sfocato dell'altro ma sempre con la figura di quell’uomo presente.
La mattina arriva prima del previsto, Giulia pensa di aver dormito solo poche ore, ma quando guarda l'orologio, si accorge di averne dormite più di nove.
La fame dovuta alla cena leggera ora si fa sentire ed in pochi minuti, saltellando sempre nuda per casa, prende d'assalto il frigorifero.
Mentre divora letteralmente il ricco banchetto che si è preparata, guarda fuori dalla finestra e nota che anche oggi è una giornata splendida e ben soleggiata.
Si domanda se andando in spiaggia, anche questa sera troverà l'uomo ad attenderla in autobus.
Non ci vuole pensare oltre.
Tra dieci minuti un pullman passa sotto casa sua.
Quasi di corsa si fionda nell'armadio, prende il primo bikini che trova, vede solo che è nero ma non sa quanto sia ridotto o abbondante. Rapidamente indossa un perizoma anch'esso nero, un paio di shorts bianchi ed attillati come quelli del giorno precedente, un reggiseno a fascia di colore bianco e una canotta grigia.
Deve fare in fretta, prende la borsetta dove infila il bikini e l'asciugamano, si butta in un paio di infradito, esce quasi di corsa da casa, fa scattare due volte la serratura e le chiavi le nasconde sotto il vaso di rose.
Giusto in tempo, appena esce dal cancelletto arriva il bus.
Da molto tempo ha deciso di non portare con sé il cellulare e preferisce lasciarlo in casa assieme al suo portafogli. Solo l’abbonamento del bus e un piccolo biglietto con il suo numero di telefono sono all’interno della borsetta. In questo modo, pensa di poter essere più serena in spiaggia e anche se si addormenta, non ha il timore che qualcuno la possa derubare.
Giunta alla successiva fermata però, qualcosa non va.
Sono più di trenta minuti che Giulia attende il bus per la spiaggia, non capisce del perché di questo esagerato ritardo, oltre del perché alla fermata non ci sia nessuno. Non è possibile che sia già passato in quanto è solita attenderlo anche per parecchio tempo.
Sta quasi per decidere di attraversare la strada ed attendere il bus che la riporta a casa, quando in lontananza vede arrivare quello che stava aspettando.
Salita a bordo, i quaranta minuti di strada passano rapidamente.
Una volta scesa, raggiunge il suo "camerino" improvvisato tra i fitti cespugli, si spoglia piegando con cura i propri abiti e riponendoli su un piccolo tronco. Con calma apre la borsetta ed estratto il bikini, un po’ di rossore si presenta sul suo volto.
Nella fretta per uscire di casa, nota solo ora di aver preso quello più ridotto se non addirittura "minimale".
L'ultima conferma, infatti, la trova guardandosi dopo aver indossato quei due pezzi di stoffa nera.
La mutandina, se così si può chiamare, non è altro che un sottilissimo filo che percorre la circonferenza vita, si infila perdendosi tra le chiappe e si ricongiunge all'altezza della passera che viene coperta da un ridottissimo triangolino di stoffa lucida.
Il reggiseno invece, non trattiene ne sostiene la sua quarta abbondante ed anch'esso composto da sottilissimi fili che fanno le veci delle bretelline, trattengono all'altezza dei capezzoli, due triangolini tanto grandi quanto quello posto sulla passera.
Estrae dal sacchetto l'asciugamano e dopo aver preso un grosso respiro, mentre un brivido le percorre la schiena si decide a raggiungere la spiaggia.
Questo microscopico costume l'aveva preso in realtà per abbronzarsi nel giardino di casa, fuori da qualsiasi sguardo indesiderato, ma ora, quasi le viene da ridere mentre mette piede sulla sabbia calda che precede l'acqua. In un certo senso è curiosa di vedere gli sguardi dei soliti avventori e soprattutto la sensazione che prova le è nuova.
Per fortuna, nessuno all'orizzonte. Anche se, sotto sotto si sente quasi delusa.
Con calma stende l'asciugamano sulla sabbia e dopo un altro sguardo perlustrativo, quasi di corsa decide di buttarsi in acqua.
Nuotando, l'acqua che le scorre lungo il corpo la fa sentire nuda, come se non indossasse nulla. Si diverte a lungo, fa l'apnea, le giravolte e poi lunghe nuotate. Quando si sente finalmente soddisfatta, decide di tornare in spiaggia a prendere il sole e raggiunto il suo asciugamano, si stende subito a pancia in giù.
Il forte sole la rosola, più volte si gira supina per cercare refrigerio e poi, dopo almeno due ore, si alza per un nuovo tuffo.
Proprio quando sta per dirigersi nell'acqua, dei rumori dal bosco la allertano.
Si volta di scatto per controllare con lo sguardo, attende qualche minuto in silenzio ma i rumori non si sentono più. Decisa quindi, torna verso l'acqua e dopo essersi tuffata dimentica l'accaduto con una vigorosa nuotata.
Passa molto tempo in acqua, fino a quando, un tuono molto forte la distrae.
Guardando verso il bosco, in lontananza vede grosse nubi nere venire nella sua direzione che prima non poteva notare a causa dagli alti alberi.
Rapidamente esce e raggiunto l'asciugamano lo prende quasi di corsa e mentre si asciuga, si dirige verso il suo camerino tra i cespugli.
Giulia ha sempre avuto timore a sostare in un bosco durante il temporale, dell'acqua non si preoccupa molto, quanto invece dei fulmini che potrebbero colpire vicino a lei. Si decide così a cambiarsi rapidamente, toglie lo striminzito costume e dopo una più approfondita asciugata del corpo, indossa i suoi abiti.
Ancora una volta correndo, percorre a ritroso il sentiero fino a raggiungere la strada. Qui si sente più tranquilla e dopo essersi posizionata affianco la palina della fermata , essendo in anticipo rispetto il solito, si mette ad attendere l'autobus che arriverà tra mezzora circa.
Come all'andata, anche questa volta il pullman inizia ad accumulare ritardo mentre il temporale si avvicina minaccioso.
Le prime grosse gocce iniziano a cadere dopo dieci minuti di ritardo del bus.
A quindici minuti piove ormai senza sosta iniziando così a inzuppare gli abiti di Giulia che non conosce un riparo dove proteggersi.
A venti minuti la pioggia è diventata un vero e proprio nubifragio, come fossero secchiate, Giulia è ormai totalmente fradicia con i vestiti zuppi e addirittura la borsetta che tracima acqua.
Dopo ben trenta minuti di ritardo, il pullman finalmente arriva.
Infuriata, sale frettolosamente e senza salutare di proposito l'autista, si inoltra nel lungo corridoio.
Solo ora, tutta gocciolante e fradicia, mentre cammina, inizia a focalizzare cosa stia succedendo.
Quasi come un pugno nello stomaco si rende conto che anche oggi la colonia di ragazzi ha deciso di fare una gita ed anche oggi, l'unico posto libero è affianco allo sconosciuto che la sta fissando quasi morbosamente.
I ragazzini oggi urlano in un modo quasi assordante, forse complice la pioggia battente che rumoreggia sul tetto dell'autobus o forse le grosse ruote turbinanti nel manto d'acqua che copre l'asfalto, sta di fatto che qualunque tipo di conversazione sarebbe praticamente impossibile.
Impossibile per tutti, a parte l'uomo nel seggiolino affianco a quello in cui si siede.
Senza nemmeno darle il tempo di sistemarsi, con il volto si avvicina al suo orecchio coperto dai lunghi capelli bagnati e con le sue parole, ancora una volta le toglie il fiato.
- Ora che sei tutta bagnata, devo dire che hai un fisico da infarto. Poi.... quel perizoma nero sotto i tuoi pantaloncini tutti bagnati mi fa impazzire ancora più del solito. -
Giulia non ha il coraggio di replicare, non riesce nemmeno a girarsi verso l'uomo, eppure, complice i vestiti che ora le saranno letteralmente incollati al corpo, non accenna manco ad alzarsi per allontanarsi in qualche fila più avanti.
Passano diversi minuti in cui si sente letteralmente pietrificata. Con gli occhi socchiusi, il respiro ridotto e le mani che stringono con forza i braccioli, non osa muovere nemmeno un muscolo mentre si sente ispezionata dallo sguardo di quello sconosciuto.
Ad un tratto però, la sua condizione, sembra dare coraggio all'uomo che ancora una volta si avvicina all’orecchio.
- Oggi sono proprio fortunato, con la lavata che ti sei presa mi posso godere anche le tue belle tettone. Hai i capezzoli che tra un po’ bucano la magliettina. Che belli! -
Giulia abbassa lo sguardo sui suoi seni mentre li raggiunge anche con le mani. Pochi istanti bastano per spalancare gli occhi e la bocca rendendosi conto che i vestiti zuppi oltre al reggiseno a fascia, mostrano palesemente quanto duri siano diventati i suoi capezzoli.
Prova con le mani a sistemarsi la maglietta e a premere sui seni, ma sembra solo di peggiorare la situazione e ci rinuncia tornando a posare le mani sui braccioli.
- Brava, lascia che mi godo la vista. Non mi capitava da parecchio di conoscere una femmina provocante come te -
Un brivido uguale a quello nel bosco, percorre nuovamente la schiena di Giulia e come fosse la carica che le serviva, alza il volto e con l'intento di fulminarlo, va ad incontrare il suo sguardo.
Appena gli occhi si incrociano, qualcosa però non va come previsto ed è l'uomo a fulminare lei.
A questo punto, l’uomo capisce di poter giocare e senza remore ridacchia rumorosamente.
Si sente sempre più imbarazzata, si guarda intorno, ma nessuno sembra aver notato loro o addirittura le loro conversazioni. Nella folla di quel pullman è come fosse da sola con lui.
Per il resto del viaggio non è più successo nulla tra i due anche se l’uomo non smette di fissarla e quando la loro fermata è prossima, Giulia si alza rapidamente e senza voltarsi raggiunge le porte di uscita.
Hai il cuore che batte a mille quando il mezzo si ferma e finalmente si sente come liberata da un peso enorme nel momento in cui poggia piede sul marciapiede.
Qui per fortuna non piove più e con i vestiti ancora zuppi, inizia a sentire fresco mentre attraversa la strada.
L'uomo è sparito e anche quando il pullman riparte, non c'è nessuno dietro ad attendere di poterla guardare ancora.
Probabilmente, questo succede perché è tardi ed in effetti, guardando l'orologio luminoso della farmacia posta dietro di lei, si rende conto che il pullman per casa sua è già passato e fino a domattina non ne passeranno più.
Impreca diverse volte e rendendosi conto di dover fare più di 6 km a piedi, si incammina contro voglia verso casa, quando, nemmeno il tempo di fare dieci passi e una macchina suonando il clacson rallenta fino a fermarsi di fianco a lei.
- Ehi moretta! Ti serve un passaggio? -
Quella voce la riconosce immediatamente ed appena guarda dentro l'abitacolo, si rende conto che si tratta dello sconosciuto del bus.
Non sa quasi perché lo stia facendo e dandosi dell'idiota, senza dire mezza parola, apre la portiera salendo subito in auto.
Appena rinchiusa nell'abitacolo l'uomo raggiunge con una mano il riscaldamento, lo attiva e dopo aver ruotato la manopola del calore verso il rosso, innesta la marcia ma rimane fermo.
- Sei di poche parole. Però hai deciso di salire in auto. Sei sicura di cosa stai facendo? -
Giulia non risponde, ma rivolto lo sguardo verso di lui in pochi istanti si sente esageratamente imbarazzata e fa solo un cenno di assenso con il volto.
L’uomo sorride fissandola volgarmente per poi finalmente partire.
- Prima avevo ragione a dire che sono fortunato. Oggi ho ancora più tempo per godermi la tua presenza. -
La ragazza non risponde ancora, ma prova a fissarlo per capire le sue intenzioni e appena gli sguardi si incrociano, il suo è troppo carico di bramosia da riuscire a sostenere.
Al suo segno di evidente sconfitta, l'uomo torna alla carica facendola sprofondare ancora di più nell'imbarazzo.
- Certo che sei davvero figa - Afferma sospirando rumorosamente.
- Hai delle tettone da infarto e un culo.. – sospira prima di proseguire - parla da solo per quanto è tondo e perfetto. - afferma ancora sorridendo.
A Giulia manca il respiro, non sa se aprire la porta e buttarsi dall'auto in corsa o cos'altro fare.
L'uomo a questo punto, notando che non ci sono reazioni, decide aumentare la dose.
- Ma fai la modella? Ballerina? Hai un viso davvero bello e poi quelle labbra carnose...... – lascia la frase in sospeso rallentando leggermente con l’auto per poterla fissare meglio.
- Con i vestitini che ti metti, non riesco a smettere di immaginarti tutta nuda…mi stai facendo impazzire.. - sospira molto rumorosamente prima di tornare a guardare la strada.
Nell'imbarazzo più completo, quasi con i sudori alle tempie, in un barlume di lucidità si rende conto che l'auto ha imboccato una strada sbagliata e con fatica, lo avverte.
- S... scusa... Guarda che hai sbagliato, dovevi svoltare a sinistra. -
L'uomo sorride e rallenta repentinamente l'auto.
- Ma allora parli ogni tanto! Nessun problema bella moretta, torniamo subito indietro. -
In breve il viaggio riprende nella giusta direzione e dopo qualche svolta, sotto le indicazioni di Giulia, l'uomo la porta rapidamente di fronte casa.
- Gra... Grazie mille, sono in debito con te -
Come fosse un rito, ad ogni passaggio che le viene dato, come se avesse acceso un disco, ripete sempre a tutti questa frase prima di salutare. Bastano però pochi istanti per rendersi conto che forse, con lui era meglio non usare queste parole, soprattutto per il fatto di non riuscire a sostenere nemmeno lo sguardo da tanto imbarazzo che prova.
- Non ti preoccupare bella morettina. Presto ti darò modo di sdebitarti. - risponde con un sorriso perfido stampato in volto.
Rossa come un peperone, Giulia si alza e mentre esce dall'auto, un'altra frase la stende nuovamente.
- Guardare il tuo culo è come guardare un’opera d’arte! Mi ci perderei volentieri con la lingua in quelle belle chiappe! -
Chiude la porta assieme agli occhi ed appena l'auto riparte, un mancamento la fa letteralmente crollare a terra, in ginocchio a riprendere fiato.
Fa freddo, i suoi vestiti sono ancora umidi, i capezzoli quasi cercano di perforare il tessuto e poi muovendo le cosce, sente di essere troppo bagnata perché sia solo acqua. Quando poi raggiunge la porta di casa, dopo aver recuperato le chiavi dal nascondiglio, una smorfia di terrore prende possesso del suo volto.
In pochi istanti si rende conto di non avere con sé la borsetta contenente l'asciugamano e quel maledetto costumino striminzito. Altrettanto rapidamente, capisce di averlo dimenticato nell'auto dell'uomo e se domani ci sarà nuovamente il sole alto nel cielo, capisce che dovrà andare in spiaggia. Il terrore, essendo questo un perfetto sconosciuto, la convince che la sera potrebbe ritrovarselo qui, a casa, per reclamarla.
Con questi pensieri che le affollano la testa, arrivata in bagno si spoglia con fatica visto che tutti i vestiti le sono letteralmente appiccicati addosso.
L'acqua della doccia è calda al punto giusto, il vapore che esce dalla cabina piano piano appanna lo specchio posto sopra il lavandino dove Giulia si sta guardando. Nuda, immobile, con le mani puntate sul lavabo e gli occhi nello specchio, è come fosse in una specie di trans. Dopo parecchi minuti si decide ad entrare nella doccia e finalmente ritrovata un po’ di lucidità, con molta calma riesce a lavarsi.
Quando si sente del tutto rilassata, chiude l'acqua ed aperte le ante di vetro, si sporge a prendere l'accappatoio. Tutta accaldata, forse per via della pioggia presa poco prima, dopo essersi asciugata frettolosamente, decide di lasciare i capelli bagnati ed appeso l'asciugamano, si dirige nuda in cucina.
A differenza della sera precedente, questa volta il pasto che segue è ricco e sostanzioso. Non si fa mancare nulla, nemmeno la frutta e il dolce che abbina ad un buon vino.
Con la pancia piena, assonnata e piena di pensieri, si lascia cadere sul grosso divano ed accesa la televisione, inizia a fare zapping tra decine di canali. Non passano nemmeno dieci minuti e si addormenta rannicchiata con la testa poggiata su un bracciolo mentre la pioggia battente si fa ancora sentire all’esterno.
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